Pilar Vega racconta "seven sins", il suo ultimo EP
SAVOSA - Qualche settimana fa Pilar Vega ha dato alle stampe "seven sins", il suo ultimo lavoro. Sette brani (più una intro) per sette peccati: questo è ciò che la cantautrice, cresciuta in Ticino ma da qualche tempo con base in Svizzera tedesca, vuole proporre al pubblico svizzero. Un EP che non racconta i sette peccati capitali: Vega ha voluto mettere in musica varie situazioni complicate, se non addirittura tossiche, che ha dovuto affrontare nel corso della sua vita.
Ti è servito trasferire queste dinamiche in un linguaggio artistico?
«La musica, per me, è sempre stata una forma di terapia. Mi ha sicuramente aiutato durante il periodo difficile. E anche dopo».
In che senso?
«Adesso, quando ripenso a quei giorni, ascolto le canzoni e dico: "Cavolo, inconsciamente avevo capito delle cose che apparentemente non avevano senso, mentre in realtà sono perfettamente logiche". Mi sono servite da monito, per non commettere di nuovo gli stessi errori».
Musicalmente ci troviamo in un ambiente puramente pop, con sfumature contemporanee. Citeresti qualche artista che hai preso a modello?
«Sicuramente Charli XCX e FKA Twigs. Ma c'è qualcosa anche di Judeline, una nuova artista spagnola che fa musica un po' simile a quella di Rosalía».
"seven sins" appare come un lavoro omogeneo, centrato e con una gran bella produzione.
«Sto lavorando con un nuovo produttore di Basilea, Remo Studer. Ci troviamo molto bene e questo è uno stile più sperimentale rispetto alla mia musica precedente».
I sette peccati del titolo: se non sono quelli religiosi, quali sono?
«Non sono peccati religiosi, ma personali. Quelli che ogni donna (ma anche uomo) può incrociare nel corso della sua vita. Tutti possono ritrovarsi in situazioni dove si perde il controllo e si resta intossicati. Ci sono cose che colpiscono delle parti di noi, che non pensavamo fossero così sensibili. In queste situazioni è venuta fuori la parte peggiore di me stessa».
Fortunatamente è tutto alle spalle. Ma che persona sei diventata?
«Una persona che cerca molta stabilità, che fa più attenzione a chi concedersi emotivamente. Ho ridotto la mia schiera sociale e cerco tanta pace, non ho bisogno di stress non necessario».
Lo possiamo considerare il tuo lavoro più intimo?
«Tutte le mie canzoni sono molto personali, ma questo progetto è stato sia doloroso che stimolante. Riascoltando l'EP, mi sono accorta di quanto fossi confusa. È un lavoro molto trasparente, al quale ho dedicato un anno della mia vita».
Ti ascolteremo presto in Ticino?
«Suonerò parecchio, in tutta la Svizzera. In Ticino ci sarà LongLake Festival nel mese di luglio».