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POLONIA / STATI UNITI

Hunters, il Museo di Auschwitz si scaglia contro lo show di Amazon

La serie nel mirino per aver inscenato una partita a scacchi con pedine umane in un campo di concentramento
keystone-sda.ch (Chris Pizzello)
Al Pacino.
Hunters, il Museo di Auschwitz si scaglia contro lo show di Amazon
La serie nel mirino per aver inscenato una partita a scacchi con pedine umane in un campo di concentramento
OŚWIECIM - L’Auschwitz Memorial Museum ha espresso dure critiche contro Hunters, il nuovo show drammatico targato Amazon che vede Al Pacino nei panni di Meyer Offerman, alla guida di alcuni cacciatori di nazisti nella New York City di fine ann...

OŚWIECIM - L’Auschwitz Memorial Museum ha espresso dure critiche contro Hunters, il nuovo show drammatico targato Amazon che vede Al Pacino nei panni di Meyer Offerman, alla guida di alcuni cacciatori di nazisti nella New York City di fine anni ‘70.

Il Museo si è scagliato in particolare contro una scena, in cui viene mostrata una partita a scacchi con pedine umane all’interno di un campo di concentramento. E quando una pedina viene eliminata, la persona muore. «Auschwitz era pieno di orribili dolori e sofferenze, documentate dai racconti dei sopravvissuti. Inventarsi una finta partita con scacchi umani non è solo una pericolosa follia e una caricatura. È anche il biglietto di benvenuto per i futuri negazionisti. Onoriamo le vittime preservando la realtà dei fatti», si legge sul loro account ufficiale di Twitter.

«Non è un documentario» - David Weil, ideatore e produttore esecutivo dello show, ha difeso la scena in questione dichiarando che la serie è sì «ispirata a eventi reali», ma «non è un documentario. E mai ha pensato di esserlo». Il senso della partita a scacchi, nelle parole dell’autore, è quello di «mostrare l’estremo sadismo e la violenza che i nazisti perpetrarono contro gli ebrei e le altre vittime».

La scena ha diviso anche l'utenza del web. In risposta al commento dell’Auschwitz Memorial qualcuno ha sottolineato che un film è libero di modificare in parte la realtà proprio perché si tratta di un film. E così facendo può contribuire ad incrementare l’interesse del pubblico attorno all’Olocausto. Il Museo però non ha sposato neanche questa linea: «In altre parole: un film può mentire. Su questo non siamo proprio d’accordo», in particolare perché «nessuno dovrebbe creare una realtà fasulla quando i dettagli su quanto realmente accaduto sono così ben documentati».

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