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PeopleGianluca Grossi, reporter di guerra: "La mia vita a contatto con la morte"

02.04.10 - 14:32
La paura della morte. Il faccia a faccia con il dolore. La riflessione sulla natura dell'uomo. Le immagini di violenza nei tg. Gianluca Grossi, noto reporter e fotografo di guerra, si racconta in una video-intervista
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Gianluca Grossi, reporter di guerra: "La mia vita a contatto con la morte"
La paura della morte. Il faccia a faccia con il dolore. La riflessione sulla natura dell'uomo. Le immagini di violenza nei tg. Gianluca Grossi, noto reporter e fotografo di guerra, si racconta in una video-intervista

BELLINZONA - "La paura resta sempre. Si impara a vincerla. Quella porzione di paura che resta, va ascoltata perchè è istinto e spesso è un campanello d'allarme". Un campanello d'allarme che potrebbe mettere in salvo la propria vita, soprattutto quando si è in prima linea nel bel mezzo di una guerra in Medio Oriente. A parlare è Gianluca Grossi, reporter e cameraman in zone di conflitto. Il suo è un volto noto al pubblico ticinese: per il telegiornale della RSI segue la situazione in Medio Oriente, e quasi ogni sera porta nelle nostre case, le vite degli altri, quelle di popoli a contatto quotidianamente con la guerra.

Storie che ora trovano spazio in una mostra che Gianluca Grossi presenta nelle sale del Castello di Sasso Corbaro a Bellinzona. Si intitola "Guerre. Dieci anni di immagini" e raccoglie testimonianze visive di dieci anni trascorsi, filmati raccontati in prima persona girati nelle guerre dell'Afghanistan, della Georgia, dell'Iraq, del Libano.

Nella video intervista Gianluca Grossi racconta il lavoro, ma anche le paure, e le riflessioni di fine serata, di chi ha scelto di vivere quotidianamente a contatto con la guerra e raccontare l'orrore che genere ogni tipo di conflitto. "La morte rappresenta per una persona la perdita totale della capacità di orientarsi nel mondo" ci racconta Gianluca Grossi e subito aggiunge "la morte filmata la prendo in consegna. Non rubo mai un'immagine. Mi avvcino molto per  filmare. Uso poco lo zoom".

La conversazione corre sul viale dei ricordi, su quella volta quando nell'euforia mediatica della caduta di Saddam, lui raccontò la storia di una donna che proprio in quel giorno perse suo marito. Oppure di quella corsa per salvare un bambino ucciso dei bombardamenti a Cana. Storie di vita che hanno spinto, parecchi anni fa, un ragazzo di Bellinzona a lasciare il tranquillo Ticino e trasferirsi in luoghi dove la tranquillità è un lusso che non ci si può permettere.

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