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"Il freddo respiro del lago", il ritorno della commissaria Veri

Nuovo giallo per lo scrittore ticinese Giovanni Soldati
GIOVANNI SOLDATI / FONTANA EDIZIONI
"Il freddo respiro del lago" è il nuovo giallo di Giovanni Soldati.
"Il freddo respiro del lago", il ritorno della commissaria Veri
Nuovo giallo per lo scrittore ticinese Giovanni Soldati
LUGANO - "Il freddo respiro del lago" è il nuovo giallo di Giovanni Soldati. In questo volume, edito da Fontana Edizioni, lo scrittore ticinese torna a far muovere i suoi personaggi in una cittadina affacciata sul lago, scossa da un controvers...

LUGANO - "Il freddo respiro del lago" è il nuovo giallo di Giovanni Soldati. In questo volume, edito da Fontana Edizioni, lo scrittore ticinese torna a far muovere i suoi personaggi in una cittadina affacciata sul lago, scossa da un controverso caso di suicidio.

"Il freddo respiro del lago" è il suo nuovo giallo: cosa si deve aspettare il lettore?
«I lettori che già conoscono la commissaria Veri sicuramente si aspettano tanto sentimento e nuove emozioni che, nei miei racconti, non possono mancare. In eventuali nuovi lettori mi piacerebbe nascesse la curiosità per le precedenti indagini ("Qualcuno sa perché" e "Il salto della lepre") anche se non sono strettamente legate tra di loro».

Come descrive la sua protagonista? Si è ispirato a qualche personaggio delle letteratura o del cinema per crearla?
«La commissaria Adriana Veri è una donna molto tosta e, contemporaneamente, fragile negli aspetti relazionali che vive sempre con grande intensità. A capo di una squadra di soli uomini, rispettata e amata da tutti e in modo particolare dall'appuntato Lorenzi, è un personaggio che piace (anche per le sue trasgressioni). Per creare i miei personaggi parto sempre dal cuore, dalla psicologia, dal sentimento. Se mi sono ispirato a qualcuno è stato perciò a livello inconscio».

Il finale sarà, ovviamente, a sorpresa: quali sensazioni desterà nei lettori?
«Il finale a sorpresa è d'obbligo e, naturalmente, non va mai svelato prima. Io d'abitudine lascio qualche porta aperta perché sono convinto che il romanzo, per finire, non debba più appartenere a chi lo ha scritto ma a chi lo legge. Ritengo giusto che il lettore abbia la possibilità, e spero il piacere, di interpretarlo a modo suo. E, tutto sommato, credo che non sia un male rimanere con qualche dubbio».

Ha molte opere al suo attivo: sta lavorando a qualcosa di nuovo?
«Non mi sento uno scrittore particolarmente prolifico. Scrivere, per me, è un'esigenza ma resta pur sempre un gesto che mi regalo solo quando ho la convinzione di avere qualcosa da dire e che valga la pena di essere comunicato. Non mi va l'idea di avere tutti i giorni un momento fisso per la scrittura. Non voglio che sia un mestiere: un creativo dev'essere uno spirito libero. Un eventuale prossimo volume mi piacerebbe potesse racchiudere alcuni dei racconti che porto in giro quando mi chiamano per delle letture e che non hanno ancora trovato una collocazione definitiva».

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