Ma se il robot sostituisce l'uomo, chi pagherà le tasse?
Entro il 2025 dovrebbero prendere il posto di 270mila lavoratori in Svizzera: e l'Unione Europea discute se dotarli dello status di "persone elettroniche"
BERNA - C'è Pepper, il più famoso: che oggi addirittura accoglie i turisti sulle navi da crociera. C'è R1: aiuta nelle faccende di casa, cambia canale alla tivù e ti ricorda l'ora della medicina. Hubo: nato in Corea, apre la porta e guida l'auto. Ecco Marc Wilbots, che con suo nome tanto simile a una presa in giro è bravo ad allenare i calciatori. Potrebbe assumerlo la nazionale del Belgio, al posto di Marc Wilmots.
Manager, state tranquilli - Robot che prendono il posto dell'uomo, nelle intenzioni e pian piano anche nella realtà. I numeri sono impressionanti, secondo le stime dell'ultimo World Economic Forum: entro il 2020 potrebbero sostituire 5 milioni di lavoratori. Solo manager e igienisti dentali – pare – possono stare tranquilli: gli altri, specie gli impiegati d'ufficio, sono a rischio disoccupazione.
L'estetica conta - Complice un aspetto sempre più umano, grazie a cui li si è cominciati a guardare con occhi differenti. Al punto che perfino l'Unione Europea oggi ragiona sull'opportunità di dotarli dello status di "persone elettroniche", con tanto di diritti e doveri: fra cui responsabilità giuridica. Perché dunque non le tasse da pagare, per rimpinguare le casse di uno Stato altrimenti depauperato dei contributi dei dipendenti in carne e ossa?
A Berna un progetto pilota - In Svizzera potrebbero essere 270mila entro il 2025: a cominciare da quest'estate, in coincidenza con l'avvio del progetto pilota di Starship Technologiesche che ha scelto Berna, assieme a Londra e un paio di città tedesche, per mettere su strada i primi robot-fattorino per la consegna a domicilio di cibi pronti, entro mezz'ora al massimo nel raggio di cinque chilometri.
Ma "nulla si crea, nulla si distrugge" - Con pochi "danni" per il fisco, è pronta a giurare Deloitte Suisse: che, se dice che circa il 50% degli impieghi attuali saranno svolti da robot nell'arco di pochi anni, aggiunge che «l'utilizzo delle macchine non si traduce necessariamente in una riduzione dei posti di lavoro – tranquillizza Markus Koch – Al contrario: i nostri studi mostrano che l'automatizzazione in Svizzera ha creato più posti di lavoro di quanti ne abbia soppressi, nel corso degli ultimi venticinque anni. E così dovrà essere per il futuro: aspettiamoci, di qui al 2025, che 270mila impieghi siano creati, su scala macroeconomica».





