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SVIZZERAAumentare i prezzi? «Le imprese non sono più riluttanti»

27.08.22 - 20:47
Lo ha detto il Presidente della Banca nazionale svizzera (BNS), Thomas Jordan
IMAGO
Fonte ats awp
Aumentare i prezzi? «Le imprese non sono più riluttanti»
Lo ha detto il Presidente della Banca nazionale svizzera (BNS), Thomas Jordan
In un discorso, ha quindi spiegato che le misure dell'istituto centrale «mirano a garantire la stabilità dei prezzi»

BERNA - Il primo aumento del tasso di interesse di riferimento da parte della Banca nazionale svizzera (BNS) in 15 anni, lo scorso mese di giugno, è (tra l'altro) il risultato della maggiore disponibilità delle imprese ad aumentare i prezzi.

Lo ha dichiarato il presidente della direzione dell'istituto d'emissione Thomas Jordan, in occasione di un convegno dei banchieri centrali a Jackson Hole (Wyoming, Usa). Secondo la banca centrale, la riluttanza delle imprese svizzere ad aumentare i prezzi è in gran parte scomparsa.

I dati sui microprezzi indicano che le aziende negli ultimi mesi hanno adeguato la loro politica dei prezzi all'aumento dell'inflazione, ha dichiarato oggi Jordan: «Così, la quota di beni e servizi con prezzi in aumento nell'indice nazionale dei prezzi al consumo è cresciuta, mentre la quota con prezzi in calo è rimasta praticamente costante».

Il cambiamento nel comportamento delle imprese ha facilitato la diffusione degli aumenti di prezzo ad altre categorie di beni. «Questi dati hanno chiarito che l'aumento dell'inflazione non può essere interpretato solo come il risultato di shock temporanei dell'offerta innescati dalla pandemia e dalla guerra. Questo ci ha confortati nella nostra decisione di rispondere in tempi relativamente brevi all'aumento dell'inflazione», ha dichiarato Jordan.

Il pericolo di sottovalutare l'inflazione
Senza il rialzo dei tassi di interesse di giugno, l'inflazione molto probabilmente si situerebbe ben al di sopra della zona di stabilità dei prezzi nel medio termine. Per preservarla, la BNS punta a un'inflazione compresa tra lo 0 e il 2% all'anno.

«I fattori scatenanti del recente aumento dell'inflazione possono essere in buona misura shock dell'offerta con un effetto temporaneo sul rincaro. Tuttavia, poiché nell'attuale contesto è difficile individuare un aumento delle pressioni inflazionistiche, vi è il rischio di sottovalutare la persistenza dell'inflazione», ha dichiarato Jordan.

Attendere prima di prendere provvedimenti avrebbe comportato la necessità di un rialzo dei tassi più brusco e deciso in un secondo momento. Ciò avrebbe comportato il rischio di un grave crollo economico, con rischi per la stabilità finanziaria.

«L'esperienza della BNS tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90, durante l'ultima fase di maggiore inflazione in Svizzera, dimostra che una volta che il rincaro supera un certo livello può essere necessaria una politica monetaria decisamente restrittiva con gravi conseguenze economiche», ha aggiunto Jordan.

Manovra di frenata senza shock economico
Il cambiamento di rotta relativamente precoce e chiaro in relazione all'andamento dell'inflazione, nonché le prospettive di un possibile ulteriore inasprimento nel prossimo futuro, mirano quindi a garantire la stabilità dei prezzi a medio termine senza esercitare una pressione eccessiva sull'economia, ha spiegato.

Anche le prospettive a lungo termine della politica monetaria sono caratterizzate da un elevato grado di incertezza. Fattori strutturali potrebbero far sì che il contesto rimanga inflazionistico per un periodo di tempo più lungo.

Fattori come la tendenza alla deglobalizzazione o l'aumento degli investimenti nella protezione del clima e nella difesa potrebbero aumentare in modo sostenibile il fabbisogno di capitale e, quindi, il livello dei tassi di interesse a livello globale, ha affermato Jordan. Un declino dell'integrazione economica globale potrebbe aumentare il potere di determinazione dei prezzi delle aziende, in modo che gli aumenti dei prezzi possano essere applicati più facilmente.

Rifiuto di modificare gli obiettivi di stabilità dei prezzi
Anche in questi tempi turbolenti, la BNS si attiene alla sua definizione di stabilità dei prezzi, con un'inflazione compresa tra lo 0 e il 2% all'anno. Jordan ha bocciato un cambiamento di questa definizione a favore di un obiettivo puntuale di inflazione o verso un'inflazione più elevata: «Siamo fermamente convinti che la nostra definizione di stabilità dei prezzi si sia dimostrata valida anche nelle difficili circostanze degli ultimi 15 anni».

Un obiettivo di inflazione significativamente più elevato non sarebbe compatibile con il mandato legale della BNS. «Inoltre, non corrisponderebbe alla forte preferenza della popolazione svizzera per una bassa progressione del rincaro. Tassi di inflazione più alti non sarebbero né compresi né accettati in questo paese», ha detto Jordan.

Inoltre, un obiettivo puntuale per l'inflazione complicherebbe inutilmente la politica monetaria della BNS. Con l'attuale definizione di stabilità dei prezzi tra lo 0 e il 2%, la BNS potrebbe lasciare che l'inflazione rimanga al limite superiore o addirittura inferiore di questa fascia per un lungo periodo di tempo senza che la credibilità della BNS ne risenta.

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