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Biden contro «"l'oligarchia". America a rischio»

Nel suo discorso di addio, non ha risparmiato stoccate a Musk, Zuckenberg e Bezos e naturalmente a Trump.
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Fonte ATS
Biden contro «"l'oligarchia". America a rischio»
Nel suo discorso di addio, non ha risparmiato stoccate a Musk, Zuckenberg e Bezos e naturalmente a Trump.

Una volta finanziavano le campagne elettorali, ora invece entrano direttamente delle stanze del potere. Joe Biden, nel suo discorso di addio a cinque giorni dall'insediamento di Trump, che segna la fine di una lunga carriera politica, ritiene che si stia formando «un'oligarchia di estrema ricchezza, potere e influenza che minaccia davvero la nostra democrazia, i nostri diritti fondamentali e la libertà, nonché un'equa opportunità per tutti di andare avanti».

Non fa nomi ma è evidente come si riferisca a Musk, Zuckenberg e Bezos, particolarmente vicini al suo successore. «Sono preoccupato per la potenziale ascesa di un complesso tecnologico-industriale che potrebbe rappresentare un pericolo reale per il nostro paese" e per «la pericolosa concentrazione di potere nelle mani di pochissimi ultraricchi e per le pericolose conseguenze se il loro abuso di potere rimarrà senza controlli». Il patron di Meta è stato oggetto di un'altra stoccata, quando Biden ha detto di temere «la valanga di disinformazione che ha seppellito gli americani»: tra un crollo della libertà di stampa e la scelta dei social di non verificare le fonti, a suo avviso bugie raccontate a favore di potere e profitto vinceranno sulla verità.

Il suo discorso si incentra su appelli a difendere alcuni risultati ottenuti durante i suoi anni alla Casa Bianca. Ad esempio, pensa che ci siamo quelle che definisce forze potenti che mirano a eliminare le misure adottate nel corso della sua presidenza per affrontare la crisi climatica. Esorta a salvaguardare le istituzioni, a mantenere la separazione dei poteri e il sistema dei "checks and balances", ossia dei controlli e degli equilibri degli stessi poteri, oltre che di modificare la Costituzione per«chiarire che nessun presidente è immune dai crimini che commette mentre è in carica» con un chiaro riferimento, anche in questo caso, al tycoon.

In merito al tema del giorno, l'accordo per la tregua a Gaza, oggetto di un rimpallo tra presidente eletto e in carica, dove ciascuno si pendeva il merito, sostiene che «è stato sviluppato e negoziato dal mio team e sarà ampiamente implementato dalla nuova amministrazione» chiedendo la piena collaborazione del suo team con il nuovo governo.


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