Cerca e trova immobili
BAMAKO

Mali: rapita missionaria svizzera

Mali: rapita missionaria svizzera
BAMAKO - Una missionaria svizzera sarebbe stata rapita ieri nel nord del Mali. Stando a quanto riferito da testimoni la donna è stata prelevata nella sua abitazione di Timbuctu da uomini armati che indossavano un turbante. Contattato dall'ats i...
BAMAKO - Una missionaria svizzera sarebbe stata rapita ieri nel nord del Mali. Stando a quanto riferito da testimoni la donna è stata prelevata nella sua abitazione di Timbuctu da uomini armati che indossavano un turbante. Contattato dall'ats il Dipartimento federale degli affari esteri ha fatto sapere che sta verificando la notizia.

Mohammed Ould, un funzionario dell'amministrazione cittadina, ha riferito all'Afp che la svizzera sequestrata si chiama Béatrice. Un abitante del posto ha detto di aver visto sei rapitori armati.

Un vicino del quartiere Abaradjou ha confermato quanto successo alla Reuters. La donna è assai nota in città per la sua attività di diffusione del cristianesimo, ma anche per il suo impegno sociale. Di circa 40 anni, vive da tempo a Timbuctu e parla diverse lingue del posto.

Una settimana fa i ribelli tuareg hanno proclamato l'indipendenza del nord del Mali. Il potere viene però di fatto esercitato in vaste zone dal movimento islamico Ansar Dine, che controlla tutte le principali città della regione, fra cui Timbuctu.

Contrariamente ad altri occidentali la missionaria non aveva lasciato la città. Stando all'Afp sono ora 21 gli ostaggi sequestrati in Sahel: oltre alla missionaria nelle mani di rapitori vi sono 13 occidentali - fra cui sei francesi - e sette algerini.

ATS
🔐 Sblocca il nostro archivio esclusivo!
Sottoscrivi un abbonamento Archivio per leggere questo articolo, oppure scegli MyTioAbo per accedere all'archivio e navigare su sito e app senza pubblicità.
Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.

Sappiamo quanto sia importante condividere le vostre opinioni. Tuttavia, per questo articolo abbiamo scelto di mantenere chiusa la sezione commenti.

Su alcuni temi riceviamo purtroppo con frequenza messaggi contenenti insulti e incitamento all'odio e, nonostante i nostri sforzi, non riusciamo a garantire un dialogo costruttivo. Per le stesse ragioni, disattiviamo i commenti anche negli articoli dedicati a decessi, crimini, processi e incidenti.

Il confronto con i nostri lettori rimane per noi fondamentale: è una parte centrale della nostra piattaforma. Per questo ci impegniamo a mantenere aperta la discussione ogni volta che è possibile.

Dipende anche da voi: con interventi rispettosi, costruttivi e cortesi, potete contribuire a mantenere un dialogo aperto, civile e utile per tutti. Non vediamo l'ora di ritrovarvi nella prossima sezione commenti!
NOTIZIE PIÙ LETTE