Sanzioni alla Russia: Europa, Stati Uniti e Gran Bretagna sono pronti

«Vediamo come si comporta Putin», ha detto Trump. In caso di mancati progressi verso la pace, potrebbero scattare più pacchetti di misure
BRUXELLES/LONDRA/WASHINGTON - Tutti contro la Russia. Europa, Gran Bretagna e Stati Uniti lanciano un messaggio chiaro: o Putin ferma la guerra o ci saranno ulteriori sanzioni. Ad esempio, oggi Donald Trump, a 24 ore dalla chiamata col presidente russo, non lo ha escluso, dicendo: «Vediamo come si comporta». E l'Ue pare avere già pronto un ennesimo pacchetto, il 18esimo.
Oggi infatti i 27 hanno dato il via libera al 17esimo pacchetto sanzioni ma progettano già il prossimo. Le misure introdotte includono l'aggiunta alla lista nera dell'Ue di ulteriori 189 navi della flotta ombra, entità di Emirati Arabi Uniti, Turchia e Hong Kong complici del trasporto via mare di greggio e prodotti petroliferi russi, nonché della Surgutneftegaz, grande compagnia petrolifera russa che garantisce entrate consistenti al governo russo. Inoltre sono state approvate altre misure per limitare il trasferimento di beni dual use a Mosca.
Guardando oltre, l'UE è già al lavoro sul 18esimo pacchetto, «con ulteriori sanzioni incisive» (stando alla presidente Ursula von der Leyen). L'Ue potrebbe prossimamente includere misure restrittive sui gasdotti Nord Stream 1 e 2, l'aggiunta di ulteriori navi della flotta ombra russa alla lista nera, un abbassamento del tetto massimo del prezzo del petrolio (l'obiettivo è scendere sotto i 60 dollari) e sanzioni sul settore finanziario russo. Ma c'è anche chi chiede una versione blindata del disegno di legge di Lindsay Graham, ottenendo così un bazooka europeo.
In Gran Bretagna, il governo di Keir Starmer ha approvato sanzioni contro oltre un centinaio di nuove entità e individui e mirano a colpire i settori dell'industria militare, dell'energia e della finanza, nonché «la guerra dell'informazione contro l'Ucraina» attribuita al Cremlino. Le azioni annunciate da Londra puntano a indebolire, fra l'altro, «la catena di rifornimenti» per la produzione di armi russe, tra cui i missili Iskander e - sostiene il ministero degli Esteri - stanno avendo un impatto pesante sull'economia di Mosca e sul suo PIL.
A Washington, anche se apparentemente si tergiversa, potrebbe essere attivato il pacchetto Graham. La parte più dura prevede «il divieto di investimenti nel settore energetico russo; sanzioni a chi supporta la produzione russa di petrolio, uranio o gas; il divieto totale d'importazione di uranio dalla Russia (gli Usa ne acquistano ancora); l'aumento dei dazi al 500% su beni e servizi russi (inclusi petrolio e gas); dazi del 500% anche sui Paesi che acquistano petrolio, uranio o prodotti russi». A chiudere, il blocco delle transazioni e il congelamento dei beni «di istituzioni finanziarie russe" (ad esempio Banca Centrale Russa, Sberbank, VTB Bank) e «le sanzioni ai fornitori di servizi finanziari globali"»(come SWIFT) che collaborano con istituzioni russe sanzionate. «È stato firmato da quasi 80 senatori». ha ricordato il ministro degli Esteri polacco Radosław Sikorski, arrivando al Consiglio Difesa-Esteri a Bruxelles.