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ISRAELE/HAMAS

I timori di Netanyahu: «Non voglio una carestia, perderemmo consensi»

Il premier israeliano, preoccupato di perdere il sostegno dei leader internazionali a lui vicini, allenta la morsa del blocco degli aiuti: «Arrivati vicino alla linea rossa»
Foto Imago
Fonte ATS
I timori di Netanyahu: «Non voglio una carestia, perderemmo consensi»
Il premier israeliano, preoccupato di perdere il sostegno dei leader internazionali a lui vicini, allenta la morsa del blocco degli aiuti: «Arrivati vicino alla linea rossa»

TEL AVIV - È preoccupato che una carestia a Gaza gli possa fare perdere consensi fra quei Paesi che sostengono la sua azione militare.

È lo stesso premier israeliano a confessarlo candidamente in un video.

«Per completare la vittoria, sconfiggere Hamas e liberare i nostri ostaggi, non dobbiamo arrivare a una situazione di carestia, né dal punto di vista pratico, né da quello diplomatico. Semplicemente, non ci sosterrebbero» ha dichiarato.

Si è reso conto di avere contro la gran parte della comunità internazionale, non più disposta ad accettare quella strage quotidiana di civili e una popolazione ridotta alla fame.

Così, pur confermando «l'intenzione di prendere il controllo di tutta la Striscia di Gaza, è quello che faremo», si è accorto di essere giunto vicino a un punto di non ritorno, tanto da confessare che «la decisione di far entrare aiuti umanitari nella Striscia è stata presa perché ci stiamo rapidamente avvicinando alla linea rossa, a una situazione in cui potremmo perdere il controllo, e allora tutto crollerebbe».

Poi fa piena ammissione che «i nostri migliori amici nel mondo, sostenitori ferventi di Israele, mi dicono "vi stiamo dando tutte le risorse per completare la vittoria, armi, sostegno nelle operazioni per eliminare Hamas, protezione al Consiglio di Sicurezza. Ma una cosa non possiamo tollerare: immagini di carestia di massa. Questo no. Se accade, non potremo più sostenervi"».

Nel video diffuso dallo stesso Netanyahu spiega che «abbiamo deciso di permettere un'assistenza umanitaria minima durante la guerra. Abbiamo scoperto che Hamas ha saccheggiato parte degli aiuti. Per questo abbiamo fermato l'assistenza umanitaria. Insieme ai nostri amici americani abbiamo deciso di adottare un nuovo metodo: punti di distribuzione protetti dalle forze dell'Idf, che impediscono l'accesso a Hamas e permettono ad aziende americane di distribuire cibo e medicine alla popolazione. Questo richiede tempo. Stiamo per aprire i primi punti nei prossimi giorni e ne aggiungeremo altri».

E rivela che «l'obiettivo è arrivare a una situazione in cui esista un'area completamente controllata dall'Idf, accessibile a tutta la popolazione civile di Gaza, dove possano ricevere aiuti, e dove Hamas non riceva nulla. Questo fa parte del processo per sconfiggere Hamas» ha aggiunto.

Poi chiarisce che «finché non saranno pronte le aree sicure e i punti di distribuzione sotto controllo dell'Idf, dobbiamo fornire una misura minima e temporanea per evitare la fame».

La dichiarazione di Netanyahu arriva dopo la decisione di ieri sera di riprendere a fornire aiuti a Gaza, decisione presa direttamente dal primo ministro e che non è stata messa ai voti per evitare la ferrea opposizione dei ministri di ultradestra che avrebbero votato contro.

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