Il capo della comunicazione di Unicef in Palestina esorta la comunità internazionale a salvare i bambini di Gaza
GAZA - Non possiamo neanche cominciare a comprendere il dolore e il senso di disperazione della popolazione palestinese, ancor meno quelli dei bambini di Gaza. In oltre un anno di conflitto sono morte decine di migliaia di persone e i superstiti, grazie a un cessate il fuoco che per il momento sembra tenere, si sono confrontati con un cumulo di macerie che continuano a chiamare casa. Un luogo in cui le epidemie si diffondono e l'acqua e il cibo scarseggiano.
Ci chiedevamo che futuro potessero mai avere i bambini in un contesto del genere e lo abbiamo chiesto al capo della comunicazione di Unicef in Palestina, Jonathan Crickx, che direttamente dalla Striscia di Gaza ha testimoniato di una situazione a dir poco drammatica: «La mancanza di strutture abitative continua a rappresentare una seria minaccia per la popolazione palestinese. Oltre un milione di bambini vivono in tende o rifugi sovraffollati».
Soltanto il recente cessate il fuoco ha permesso alla popolazione e alle organizzazioni umanitarie di tornare a Gaza: «L'accordo tra Israele e Hamas è un primo passo nella giusta direzione, e deve essere rispettato», ma soprattutto, «ora che si parla di ricostruzione», è fondamentale «che i bambini siano messi al primo posto». E questo perché i bisogni umanitari nella regione «sono di una vastità inimmaginabile».
Attualmente la priorità di Unicef è di mantenere se non di aumentare le sue prestazioni con «le campagne di vaccinazione e il trattamento della malnutrizione nei bambini e nelle madri incinte o che allattano». E data la situazione «disastrosa» in cui si trovano gli ospedali - «solo uno su tre è operativo» - l'organizzazione intende «sostenere gli sforzi per aumentare la loro capacità, soprattutto nei reparti neonatali», sottolinea sempre Crickx.
L'organizzazione intende inoltre «continuare a sostenere la produzione di acqua a sud e di aumentare quella a nord: «Ciò richiederà sistemi di pompaggio, generatori e tanto, tanto cemento», specifica il responsabile, che in conclusione esorta la comunità internazionale a «garantire che le forniture commerciali possano finalmente raggiungere tutte le zone della Striscia di Gaza».