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PAKISTANFreddato a colpi di pistola durante un processo

31.07.20 - 13:33
Un cittadino americano è stato ucciso mentre veniva processato per blasfemia
Keystone
Freddato a colpi di pistola durante un processo
Un cittadino americano è stato ucciso mentre veniva processato per blasfemia

ISLAMABAD - Un cittadino statunitense sotto processo per blasfemia è stato ucciso a colpi di arma da fuoco mentre si trovava in tribunale.

Lo ha riportato la Cnn. Si tratta di Tahir Ahmed Naseem, 47enne morto mercoledì nella città nordoccidentale di Peshawar, dopo che una persona estranea al processo è entrata in aula e ha aperto il fuoco davanti al giudice, nello stupore generale. L'aggressore è stato immediatamente immobilizzato e arrestato sulla scena del delitto.

Naseem è stato accusato di blasfemia poiché avrebbe affermato di essere un profeta, un crimine punibile con la morte o con l'ergastolo secondo il codice penale pakistano. In una dichiarazione riportata dal portale statunitense, il Dipartimento di Stato ha detto che i funzionari USA sono «scioccati, rattristati e oltraggiati» dalla morte di Naseem.

«Porgiamo le nostre condoglianze alla famiglia di Tahir Naseem, il cittadino americano ucciso in un'aula di tribunale in Pakistan», ha detto l'Ufficio degli Affari dell'Asia centrale e meridionale del Dipartimento di Stato americano in una dichiarazione pubblicata online ieri. «Sollecitiamo il Pakistan ad agire immediatamente e a perseguire riforme che impediscano il ripetersi di una tragedia simile, che è vergognosa».

Secondo un portavoce della polizia di Peshawar, il presunto assassino avrebbe accusato Naseem di essere un «nemico della religione» e gli avrebbe urlato che «meritava di essere ucciso» prima di aprire il fuoco.

La polizia sta indagando sulla dinamica dell'incidente. Ad esempio su come il sospetto sia riuscito a entrare nell'aula di tribunale con un'arma carica. Le guardie di sicurezza sono infatti di solito presenti fuori dagli edifici del tribunale e gli agenti di polizia sorvegliano tutte le singole aule.

Il caso ha messo in luce ancora una volta le severe leggi sulla blasfemia del Paese, spesso criticata e al centro di numerose discussioni in quanto porta ad atti violenti. I gruppi internazionali per i diritti umani hanno ampiamente condannato la legge, sostenendo che venga usata in modo sproporzionato contro i gruppi religiosi minoritari e per perseguire i giornalisti più critici verso l'establishment religioso del paese.

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