Carabiniere ucciso, i due sospettati confessano

Rimangono tuttavia dei punti oscuri sull'esatta dinamica del furto e dell'estorsione
ROMA - I due studenti statunitensi fermati a Roma per la morte del vice brigadiere Mario Cerciello Rega hanno confessato.
Rimangono tuttavia dei punti oscuri sull'esatta dinamica del furto e dell'estorsione che hanno fatto scattare l'operazione nella quale è stato ucciso ieri con otto coltellate il carabiniere.
Da chiarire intanto l'esatto ruolo della persona derubata. Non è chiaro se si sia trattato di un pusher o di un suo 'intermediario', ovvero di un procacciatore di clienti che opera nelle piazze di spaccio. In ogni caso è insolito che una persona che abbia a che fare con traffici illeciti si rivolga poi ai carabinieri per dare l'allarme e denunciare il furto di uno zainetto con dentro telefono e anche dei soldi, forse provento di attività illecite.
Un altro aspetto riguarda il perché i due americani, in possesso di un cellulare rubato, abbiano risposto alla chiamata in arrivo su quel numero e abbiano fissato un appuntamento con la vittima tentando l'estorsione.
Altro elemento da verificare è la presunta presenza di pattuglie in appoggio che non sono riuscite a intervenire in tempo quando la situazione è precipitata. Del resto né il carabiniere colpito a morte né il collega, entrambi in borghese come richiede un servizio in cui è necessaria la non riconoscibilità dei militari, hanno utilizzato l'arma di servizio per difendersi o mettere in fuga i due aggressori.




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