DISCARICA DI CERRO: Chiesto rinvio a giudizio per tutti gli indagati, tranne uno
Si è conclusa oggi a Milano l’interminabile udienza preliminare per il malaffare più puzzolente degli ultimi anni e legato alla maxi truffa in danno alla Regione Lombardia per 150 miliardi. Tra gli indagati numerosi comaschi.
COMO –
Processo per tutti quanti tranne per uno. In sintesi le richieste formulate oggi al G.U.P: di Milano Luca Pistorelli a conclusione dell’interminabile udienza preliminare per la maxi truffa alla Regione Lombardia da 150 miliardi che sarebbe stata perpetrata attraverso la discarica di Cerro Maggiore gestita dalla società “Simec” dell’immobiliarista comasco Giovanni Butti.
L’unico per i quali i P.M. Taddei e Perrotti non ha sollecitato il rinvio a giudizio è il 43enne ticinese L.F. , mentre ancora una volta il Giudice Preliminare ha respinto la richiesta di nominare un curatore speciale per la Regione Lombardia che, secondo i P.M., non può essere considerata parte lesa ma connivente e che per questo non può, sempre secondo la Pubblica Accusa, avere un proprio legale in quanto si creerebbe conflitto di interesse. L’udienza è stata aggiornata al 13 febbraio. Davanti al Giudice Pistorelli, troviamo ben 54 indagati fra cui molti lariani a partire dal Sindaco di Como Alberto Botta, 55 anni e che secondo gli Inquirenti meneghini deve rispondere di abuso d’ufficio aggravato. Con lui troviamo anche l’ex Capogruppo a Palazzo Cernezzi di Forza Italia e ora solo Consigliere comunale Mario Gorla, 55 anni il funzionario dell'Ufficio Legale del Comune, Fausto Graffeo. Ma sulla graticola della Giustizia troviamo anche molti altri nomi noti dell’imprenditoria e della “Como-bene”: Giovanni Butti, 59 anni di Olgiate Comasco e Presidente della “Pessina Immobiliare”, la società che ha costruito lo “Scorfano” di via Ambrosoli nonché socio di Paolo Berlusconi in altri interventi edilizi in ballo non solo in terra lariana che ha costruito lo “Scorfano” di via Ambrosoli. La lista prosegue con i nomi dell’ex Segretario provinciale dell’allora Democrazia Cristiana comasca Mario Conergliani, 55 anni; Luciano Gilardoni, 61 anni di Como; Antonio Ciapparelli, 49 anni di Villa Guardia; Augusto Clerici, 62 anni di Lurate Caccivio; Maria Grazia Banfi, 59 anni; Monica Butti, 32 anni; Marina Butti, 31 anni; Roberta Magni, 42 di Como; Roberto Valli, 43 di Albiolo; Renzo Magni, 68 anni di Lurate Caccivio; Maria Luisa Ciapparelli, 52 anni di Olgiate Comasco; Cinzia Magni, 43 anni di Como; Pier Luigi Ratti, 61 di Como, Alfredo Ratti, 59 anni di Gironico e Franco Brenna, 59 anni di Como.
Nel mirino degli Inquirenti c’è anche un ticinese: l’imprenditore L. F., 43 anni, nato e residente a Lugano, l’unico che, come detto, per il quale non è stata formulata richiesta di rinvio a giudizio. Al processo sono ammessi come Parte Civile del Comune di Milano, del Comune di Rescaldina e quello di Cerro Maggiore. Parte Civile anche la Simec, ovvero la Società che aveva in gestione la discarica dello scandalo. Per tutti le accuse, a vario titolo sono di truffa, falso e abuso d’ufficio. La “mailing list” degli indagati si apre con il nome di Paolo Berlusconi, fratello dell’attuale Presidente del Consiglio. Ma troviamo anche il Presidente della Regione Lombardia. Le indagini avrebbero indotto la Procura di Milano ad ipotizzare che i soldi (150 miliardi di lire) truffati ai danni della Regione Lombardia attraverso la discarica di Cerro, siano serviti in buona parte proprio per costruire lo “Scorfano”. Va ricordato che una parte degli indagati lariani sono sotto inchiesta anche da parte del Sostituto Silvia Perrucci della Procura di Como che nei loro confronti ipotizza una serie di reati fiscali attraverso un cospicuo giro di fase fatture a favore della società di gestione della discarica di Cerro Maggiore. Va ricordato che la posizione del Sindaco Botta appare marginale rispetto a quelle degli altri indagati in quanto avrebbe approvato alcune modifiche al piano di recupero dell'area Pessina - dove è sorto il Dadone - senza farle esaminare dal consiglio comunale come invece avrebbe imposto la legge. Per Botta, comunque, nessuna contestazione per i famosi fondi neri di Cerro.
di Bob Decker




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