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CONFINE: Accuse da ergastolo per il delitto del parrucchiere

La Procura dei Minori di Milano ha già chiuso il fascicolo a carico del 17enne che in agosto con un amico uccise Vito Pisciotta. A Giorni anche la Procura di Milano chiuderà l’inchiesta sull’omicidio che sconvolse la città per la sua efferatezza
CONFINE: Accuse da ergastolo per il delitto del parrucchiere
La Procura dei Minori di Milano ha già chiuso il fascicolo a carico del 17enne che in agosto con un amico uccise Vito Pisciotta. A Giorni anche la Procura di Milano chiuderà l’inchiesta sull’omicidio che sconvolse la città per la sua efferatezza
COMO – Accuse da ergastolo quelle che la Procura dei Minori di Milano muove nei confronti di Thomas B., il 17enne di Ponte Chiasso che la notte del 21 agosto scorso con l’amico Marino Zandi, classe ’79, di Sagnino, ucc...
COMO –Accuse da ergastolo quelle che la Procura dei Minori di Milano muove nei confronti di Thomas B., il 17enne di Ponte Chiasso che la notte del 21 agosto scorso con l’amico Marino Zandi, classe ’79, di Sagnino, uccise Vito Pisciotta, il parrucchiere del popoloso quartiere di confine , 63 anni. Thomas è accusato di omicidio volontario pluriaggravato dalla crudeltà a scopo di rapina. Della vicenda ne abbiamo riferito giusto ieri e proprio in questi giorni la Procura meneghina ha chiuso il fascicolo d’inchiesta sul suo conto mentre il Sostituto Cinzia Perroni di Como si appresta a fare altrettanto per quanto riguarda Zandi. Per gli inquirenti il quadro di quanto accadde nel piccolo negozio a due passi dal valico è ormai chiaro: i due giovani penetrarono per poter derubare il parrucchiere senza sapere che quest’ultimo da qualche giorno si era praticamente trasferito a vivere nel retrobottega. “Volevamo soltanto rapinarlo. Sapevamo che teneva sempre con sé tanti soldi. Ma lui ha reagito e abbiamo perso la testa” fu la drammatica confessione dei due ragazzi, posti in stato di Fermo di Polizia Giudiziaria poche ore dopo la scoperta del cadavere che avvenne a tre giorni di distanza dal delitto. I due, presi anche dalla stanchezza, avevano ceduto ricostruendo la dinamica di quanto accaduto: tutto inizia la domenica sera quando tra le nove e mezza e le dieci, Marino, occupato come tuttofare in un bar della città, e Thomas si trovano a passare in piazzetta XXIV Maggio: notano spalancate saracinesca e porta che Vito Pisciotta probabilmente aveva lasciato aperte per il gran caldo. Bene o male tutti nel quartiere al confine con il Ticino sapevano che il 63enne originario della Sicilia da qualche tempo aveva eletto il retrobottega a suo domicilio dopo la recente separazione dalla consorte. E qui nasce l’idea: quella di entrare per rubare qualcosa. Ma trovano seduto nella sala barberia il parrucchiere che, con solo gli slip indosso, sta guardando la televisione. Spunta il coltello che ha con sé il minorenne e con il quale Pisciotta venne minacciato. L’improvvisa sua reazione scatena il putiferio: i due ragazzi presi dal panico lo aggrediscono ferendolo. Poi lo trascinano nel retrobottega dove fu trovato due mattine dopo in posizione supina con un cuscino sul volto. I due ragazzi dopo l’omicidio avevano arraffato quanto possibile e fuggendo con 15 milioni in contanti, alcuni oggetti in oro che era solito portare indosso la vittima e il portafogli. “La scena presentatasi ai nostri occhi – commentò in quei giorni il Dr. Giuseppe Schettino dirigente della Mobile di Como – è stata raccapricciante. L’aria nel negozio era irrespirabile e il corpo in avanzato stato di decomposizione: il sangue era dappertutto e la forte puzza ha rischiato anche di far star male gli investigatori”. A far sorgere i primi sospetti che dietro al delitto si celasse una rapina proprio l’assenza del portafogli e dell’orologio al polso del 63enne titolare anche di altre due attività commerciali: una di estetista a Ponte Chiasso, l’altra riferita ad un bar. Da qui la decisione di invitare in Questura tutti coloro (25 persone) che per un motivo o l’altro ruotavano attorno a Vito Pisciotta: amici, clienti, parenti, semplici conoscenti. Tutti si presentarono spontaneamente, compresi i due ragazzi e la fidanzata del minorenne, una ragazza da poco maggiorenne e che nella vicenda avrebbe un ruolo del tutto marginale forse legato al fatto che avrebbe cercato di “coprire” quella che possiamo definire senza dubbio una grande cazzata che ha rovinato la vita a due giovani normalissimi, appartenenti a famiglie altrettanto normali, senza alcun precedente penale. Una cazzata che rischia ora di costare loro pesantissime condanne, se non va a finire come per il processo per l'omicidio di Suor Maria Laura. Con il trascorrere delle ore gli inquirenti capiscono che il terzetto non la racconta giusta e, sentiti separatamente e più volte da diversi inquirenti, cadono in molte contraddizioni fino a quando quasi contemporaneamente confessano. Entrambi si sarebbero messi a piangere come due vitellini. La mezzanotte è passata da poco e Schettino informa immediatamente il P.M. di Turno, Cinzia Perroni, che ne dispone il Fermo di Polizia Giudiziaria e vengono nominati due avvocati d’ufficio. Il racconto dei ragazzi è da brividi ma delinea anche come non ci si trovi di fronte a due giovani dall’indole delinquenziale, ma, forse, solo a due la cui cretineria di gioventù non è ancora passata del tutto. Tre le coltellate inflitte al parrucchiere, una delle quali da Marino Zandi, le altre da Thomas. I due lo avevano poi finito premendogli con forza e per lunghi minuti il cuscino sul volto. Alla ragazza viene contestato il favoreggiamento per aver tentato di supportare l'alibi che Zandi e l'amichetto si erano inventati praticamente sui due piedi non aspettandosi che i riflettori di Polizia e Procura puntassero quasi subito su di loro.

di Bob Decker

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