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CONFINE: Delitto del parrucchiere: “Volevamo solo rapinarlo ma lui ha reagito”.

Così hanno confessato i due ragazzi, uno minorenne, posti in stato di Fermo questa notte dopo un estenuante interrogatorio e tante contraddizioni.
Foto Cusa
CONFINE: Delitto del parrucchiere: “Volevamo solo rapinarlo ma lui ha reagito”.
Così hanno confessato i due ragazzi, uno minorenne, posti in stato di Fermo questa notte dopo un estenuante interrogatorio e tante contraddizioni.
COMO. “Volevamo soltanto rapinarlo. Sapevamo che teneva sempre con sé tanti soldi. Ma lui ha reagito e abbiamo perso la testa”. Eccola la drammatica confessione dei due ragazzi, uno minorenne, posti in stato di Fermo di Polizia Giudiziaria dura...
COMO.

“Volevamo soltanto rapinarlo. Sapevamo che teneva sempre con sé tanti soldi. Ma lui ha reagito e abbiamo perso la testa”. Eccola la drammatica confessione dei due ragazzi, uno minorenne, posti in stato di Fermo di Polizia Giudiziaria durante la notte. Il provvedimento è scattato in via definitiva poco dopo la mezzanotte e mezza quando i due, presi anche dalla stanchezza, hanno ceduto ricostruendo la dinamica di quanto accaduto, seppur sembra che la loro memoria, in particolare quella del più giovane, abbia cancellato alcuni aspetti, alcuni di rilevante importanza. Lo affermano gli esperti: a volte quando commettiamo gesti molto insoliti per il nostro comportamento, la mente apre una sorta di botola per occultare in una parte del cervello le nostre azioni. Tutto inizia domenica sera quando tra le nove e mezza e le dieci, Marino Zandi, classe ’79, residente a Como e occupato come tuttofare in un bar della città, e T.B., classe ’83, si trovano a passare in piazzetta XXIV Maggio: notano spalancate saracinesca e porta che Vito Pisciotta probabilmente aveva lasciato aperte per il gran caldo. Bene o male tutti nel quartiere al confine con il Ticino sapevano che il 63enne originario della Sicilia da qualche tempo aveva eletto il retrobottega a suo domicilio dopo la recente separazione dalla consorte. E qui nasce l’idea: quella di entrare per rubare qualcosa. Ma trovano seduto nella sala barberia il parrucchiere che, con solo gli slip indosso, sta guardando la televisione. Spunta un coltello che aveva con sè il minorenne e con il quale Pisciotta viene minacciato. L’improvvisa sua reazione scatena il putiferio: i due ragazzi presi dal panico lo aggrediscono e lo feriscono. Poi lo trascinano nel retro bottega dove è stato trovato nella mattinata di ieri in posizione supina con un cuscino sul volto. Arraffano quanto possibile e fuggono con 15 milioni in contanti, alcuni oggetti in oro che era solito portare indosso la vittima e il portafogli. “La scena che si è presentata ai nostri occhi – ha commentato questa mattina il Dr. Giuseppe Schettino dirigente della Mobile di Como – è stata raccapricciante. L’aria nel negozio era irrespirabile e il corpo in avanzato stato di decomposizione: il sangue era dappertutto e la forte puzza ha rischiato anche di far star male gli investigatori”. A far sorgere i primi sospetti che dietro al delitto si celasse una rapina proprio l’assenza del portafogli e dell’orologio al polso del 63enne titolare anche di altre due attività commerciali: una di estetista a Ponte Chiasso, l’altra riferita ad un bar. Da qui la decisione di invitare in Questura tutti coloro (25 persone) che per un motivo o l’altro ruotavano attorno a Vito Pisciotta: amici, clienti, parenti, semplici conoscenti. Tutti si presentano spontaneamente, compresi i due ragazzi e la fidanzata del minorenne, una ragazza da poco maggiorenne e che nella vicenda avrebbe un ruolo del tutto marginale forse legato al fatto che avrebbe cercato di “coprire” quella che possiamo definire senza dubbio una grande cazzata che ha rovinato la vita a due giovani normalissimi, appartenenti a famiglie altrettanto normali, senza alcun precedente penale. Una cazzata che costerà loro pesantissime condanne, se non va a finire come per il processo per l'omicidio di Suor Maria Laura. Con il trascorrere delle ore gli inquirenti capiscono che il terzetto non la racconta giusta e, sentiti separatamente e più volte da diversi inquirenti, cadono in molte contraddizioni fino a quando quasi contemporaneamente confessano. Entrambi si sarebbero messi a piangere come due vitellini. La mezzanotte è passata da poco e Schettino informa immediatamente il P.M. di Turno, Cinzia Perroni, che ne dispone il Fermo di Polizia Giudiziaria, che dovrà essere ora convalidato dal Giudice dell’Indagine Preliminare di Como, e vengono nominati due avvocati d’ufficio. Il racconto dei ragazzi è da brividi ma delinea anche come non ci si trovi di fronte a due giovani dall’indole delinquenziale, ma, forse, solo a due la cui cretineria di gioventù non è ancora passata del tutto. Viene anche informato il P.M. dei Minori di Milano che, però, ha chiesto che il suo nome non venga diffuso. Restano ancora molte cose da chiarire. Le stesse che esamineremo nei prossimi lanci, a partire da quella più importante: ad infliggere le coltellate, almeno tre, è stato solo Marino Zandi che ne ha ammessa solo una, oppure anche il minorenne ha colpito la vittima? Un aspetto che verrà chiarito con l’autopsia che verrà svolta nelle prossime ore. Così come si cercherà di capire anche se il poveretto sia o meno morto soffocato. Il sospetto è che i due lo abbiano finito premendogli con forza e per lunghi minuti il cuscino sul volto. Ma potrebbe anche essere deceduto per dissanguamento. Al momento l’accusa formulata nei confronti dei due è quella di omicidio in concorso e di rapina aggravata. Alla ragazza potrebbe essere contestato il favoreggiamento per aver tentato di supportare l'alibi che Zandi e l'amichetto si erano inventati praticamente sui due piedi non aspettandosi che i riflettori di Polizia e Procura puntassero quasi subito su di loro.

di Bob Decker

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