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VARESE: Beccato dopo 11 anni il mandante dell'omicidio Mirabile
L'arresto a Roma dopo ad una settimana dalla condanna all'ergastolo inflitta dai Giudici d'Appello di Milano.
VARESE: Beccato dopo 11 anni il mandante dell'omicidio Mirabile
L'arresto a Roma dopo ad una settimana dalla condanna all'ergastolo inflitta dai Giudici d'Appello di Milano.
GALLARATE.
Condannato in contumacia a fine febbraio per uno dei delitti che maggiormente sconvolsero l’opinione pubblica nel Varesotto e latitante da una caterba e mezza di anni, è stato arrestato nei giorni scorsi. Stiamo parlando di Salvatore R...
GALLARATE.
Condannato in contumacia a fine febbraio per uno dei delitti che maggiormente sconvolsero l’opinione pubblica nel Varesotto e latitante da una caterba e mezza di anni, è stato arrestato nei giorni scorsi. Stiamo parlando di Salvatore Rinzivilli, 41 anni calabrese, ritenuto assieme al fratello Antonio il mandante dell’omicidio dell’Avvocato Antonio Mirabile freddato a colpi di pistola per strada mentre tornava a casa il 17 maggio dell’89 a Gallarate. Il 26 febbraio scorso la Corte d’Appello aveva ribaltato la sentenza di Primo Grado che aveva mandato assolto i nomi imputati, fra cui proprio Rinzivillo. Il suo arresto, dopo anni di “uccellagine di bosco” è avvenuto a Roma e a far scattare le manette attorno ai suoi polsi sono stati gli uomini della Direzione Distrettuale Antimafia che lo ritiene coinvolto in un sanguinoso giro di droga e armi che coinvolge alcune delle più importanti cosche del Sud legate alla criminalità organizzata. Resta, invece, ancora “fringuelletto di bosco” il fratello Antonio per il quale, ovviamente, la stagione venatoria resta aperta. L’omicidio dell’Avvocato Mirabile non fu altro che una vendetta in quanto i fratelli Rinzivillo ritenevano che il legale avesse prestato “maggiori attenzioni” nella difesa di tale Salvatore Fiorito, finito a processo per questioni un pochetto in tanfo di ‘ndrangheta calabrese e decisamente antipatico ai due fratellini, se non altro perché in netto contrasto con i loro loschi affari. Il tutto a discapito di un loro caro fratellino, Crocifisso, che si beccò una “legnata” giudiziaria indimenticabile. Fu, così, che Salvatore e Antonio decisero di pareggiare i conti assoldando quale killer tale Marco Salinistro che in sella ad una moto guidata da Giuseppe Trubia, esplose i colpi che fecero secco l’avvocato. Gli inquirenti riuscirono a ricostruire l’organigramma del delitto grazie alle confessioni del killer ma, nonostante le pesantissime richieste avanzate dal P.M., il Tribunale di Busto Arsizio non ritenne sufficientemente suffragate le tesi accusatorie e mandò a catafascio il lavoro investigativo con una raffica di assoluzione non certo digerite dal Magistrato Inquirente che fece ricorso in Appello ottenendo il 26 febbraio scorso soddisfazione. Secondo gli inquirenti, Salvatore Rinzivillo farebbe parte di una famiglia mafiosa di Gela, alleata con gli uomini di Piddu Madonia, protagonista della faida tra Vittoria e Gela contro i rivali del clan dei Emmanuello per la spartizione del territorio. Una guerra che ha portato a una lunga serie di delitti e che è culminata con la strage di Gela, nella quale furono uccise otto persone e altre sette ferite. Va ricordato che il clan dei Madonia negli Anni ’80 (ma forse ancora oggi) solidi appoggi nel quadrilatero Como-Varese-Milano-Lecco dove avevano contatti con i calabresi legati al clan dei Coco di Lecco, dei Paviglianiti di Cermenate e dei Zagari nel Varesotto. L’omicidio dell’Avvocato Mirabile riporta inevitabilmente alla memoria quello dell’Avvocato Andrea Zodda assassinato il 20 ottobre dell’82 nel suo studio situato nella centralissima piazza Manzoni di Lecco: in tre entrarono come se fosse gente qualsiasi e, una volta ricevuti dal legale uno di questi esplose tre colpi di pistola freddandolo. Il tutto sotto gli occhi dell’allora sua praticante Tiziana Bettega e oggi uno degli Avvocati più conosciuti di Lecco e dintorni e che da quel giorno sta cercando di conoscere la verità. Ma a tanti anni di distanza esecutori e mandanti sono ancora senza volto e senza nome pur tutte le inchieste aperte e chiuse, l’ultima solo pochi mesi fa dopo le dichiarazioni di un pentito legato (guarda caso) al Clan dei Como). Su quell’omicidio, a tanti anni di distanza, dunque, tante ipotesi, tante “semicertezze”, ma nessuna prova concreta. Un mistero, dunque, che si trascina oramai da 20 anni.
doi Bob Decker
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