Italia; mafia, lobby gestiva speculazioni immobiliari a Messina; imprenditori, magistrati e forze ordine coinvolti nell'inchiesta
MESSINA - Un sistema illecito per finanziare speculazioni edilizie a Messina, utilizzando denaro messo a disposizione da boss mafiosi, reinvestendo i proventi all'estero per acquisire casinò e finanziare altri affari criminali. Tutto questo grazie anche alla compiacenza di magistrati e uomini delle forze dell'ordine, che avrebbero coperto le operazioni illegali, creando anche una rete di "talpe" a protezione dei componenti dell'organizzazione.
È questo l'impianto accusatorio dei magistrati della procura generale di Reggio Calabria che hanno chiesto e ottenuto dal gip l'emissione di 16 ordinanze di custodia cautelare in carcere. Arresti eccellenti che riguardano anche un giudice del tribunale civile di Messina, Giuseppe Savoca, un vice questore della polizia, Alfio Lombardo, un ex sottosegretario al Tesoro, Santino Pagano (tuttora irreperibile) e ancora imprenditori, agenti immobiliari e commercianti.
Sono 24 complessivamente gli indagati; altri otto magistrati risulterebbero coinvolti. Un ordine di comparizione davanti al gip è stato inviato al pm della Dda messinese, Vincenzo Barbaro, che verrà interrogato domani dal gip Anna Maria Arena. Solo dopo il giudice deciderà se ordinare o meno l'interdizione del magistrato che nella città dello Stretto è impegnato in diverse inchieste antimafia.
Nelle 1.400 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare, lo spaccato che emerge è quella di una città in mano a una lobby che, grazie alle coperture di cui godeva, si sentiva "forte" e "intoccabile". L'organizzazione avrebbe ricevuto finanziamenti dalle cosche di Palermo, attraverso Michelangelo e Vincenzo Alfano (entrambi indagati) e da quelle di Catania, con gli uomini di Santapaola, per realizzare spericolate operazioni immobiliari. L'indagine ruota attorno all'imprenditore Salvatore Siracusano, che ha avuto in passato contatti anche con un uomo d'affari arabo vicino a Bin Laden. Siracusano, sostiene l'accusa, grazie all'appoggio del suo amico giudice, Giuseppe Savoca, avrebbe rilevato imprese in amministrazione controllata o addirittura fatte fallire apposta con manovre giudiziarie, per escluderle di fatto dal mercato immobiliare.
La Procura generale di Reggio Calabria, che ha avocato l'inchiesta, punta soprattutto sui ritardi che ha subito l'indagine e scoperchia un sistema illecito di connivenze in cui l'imprenditoria viene utilizzata per finanziare le cosche mafiose e pagare tangenti ai politici. L'indagine della Dia di Messina si basa su intercettazioni ambientali e telefoniche, pedinamenti e controlli di polizia giudiziaria. Dei 16 provvedimenti emessi dal gip, quattro riguardano indagati per i quali sono stati disposti gli arresti domiciliari, sei sono finiti in carcere e altrettanti sono ancora ricercati in ambito internazionale. Tra di loro figura anche Rosario Spadaro, un messinese già indagato in passato, che avrebbe costruito dal nulla un impero economico nelle Antille olandesi. Per rintracciarlo è stata interessata anche l'Fbi.
L'inchiesta "madre" era stata avviata dal sostituto procuratore di Milano, Luisa Zanetti, e riguardava un traffico di armi e droga che coinvolgeva anche personaggi messinesi e di Campione d'Italia. Si tratta dell'indagine "Arzente Isola" del 1993, nella quale erano entrati anche gli imprenditori messinesi Filippo Battaglia e Santo Spadaro, e Santo Cattafi, di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina). Gli accertamenti della Dda di Milano si intrecciano con quelli sull'autoparco della mafia scoperto a Milano e sui legami tra la mafia siciliana, il clan Santapaola in particolare, e la Lombardia.
I fascicoli del sostituto Zanetti finiscono a Reggio Calabria dopo un conflitto di attribuzione risolto dalla Cassazione. La Procura di Reggio intanto avvia un altro fascicolo sul riciclaggio di denaro sporco in attività immobiliari e nel gioco d'azzardo che vede coinvolto l'ex sottosegretario Santino Pagano e l'imprenditore messinese Siracusano, suo socio. La Procura a conclusione delle indagini chiede però l'archiviazione, anche per i due magistrati messinesi coinvolti. Ma il gip la rigetta, sollecitando l'avocazione da parte della Procura generale che ha dato il via alla nuova inchiesta condotta da Francesco Neri.
Fra gli arrestati figurano anche l'imprenditore Antonino Giovanni Puglisi, ex presidente del Messina Calcio negli anni '80 e padre dell'attuale presidente di Assindustria Messina, e Salvatore Rametta, direttore della sede del Credito Italiano di Messina.




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