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Emis Killa: "Mio padre era bipolare"

Il rapper racconta la sua infanzia tormentata nella biografia "Bus 323 - Viaggio di sola andata", in uscita il 5 novembre in libreria
Emis Killa: "Mio padre era bipolare"
Il rapper racconta la sua infanzia tormentata nella biografia "Bus 323 - Viaggio di sola andata", in uscita il 5 novembre in libreria
ROMA - È la storia di ogni rapper. Un passato difficile, turbolento, da raccontare con metafore taglienti in musica o su carta, come ha fatto Emis Killa in «Bus 323 - Viaggio di sola andata». Il prossimo 5 novembre approder&ag...

ROMA - È la storia di ogni rapper. Un passato difficile, turbolento, da raccontare con metafore taglienti in musica o su carta, come ha fatto Emis Killa in «Bus 323 - Viaggio di sola andata». Il prossimo 5 novembre approderà in libreria la biografia del rapper che documenta la sua infanzia difficile, segnata da una famiglia problematica.

«Argomento tosto. Mio padre era bipolare, un disturbo che altera l’umore e il comportamento, si è separato da mia madre quando avevo 3 anni. Mi viziava un po’, con la sua pensione di invalidità. Spariva per giorni, spesso senza dare notizia di sé. Era strambo, talvolta incomprensibile. Una volta l’hanno beccato sulla statale in Brianza a dirigere il traffico in mutande, un’altra, quando mi sono operato al cuore da bambino, è scappato dal reparto psichiatrico per venirmi a trovare. Era un artista, fuori dagli schemi. Per mia madre non è stato un compagno facile, ma io non avrei mai voluto un papà diverso», ha raccontato emozionato Killa intervistato in esclusiva da Grazia.

Emis stesso ha avuto un grave problema psicologico in adolescenza definito disturbo dissociativo. «Sì, è partito tutto quando avevo 15 anni. Era come se vivessi le emozioni a un metro di distanza, per via di un meccanismo di difesa. Non sapevo che cosa avessi di preciso. Poi ho visto qualche specialista, e ho capito che è più diffuso di quanto si pensi. Il papà di un mio amico mi disse: “Questi problemi te li porti dietro fino a 25 anni, poi impari a conviverci”. Aveva ragione. Oggi sto meglio, se magari mi sveglio e non ho voglia di mettere il muso fuori casa, non lo faccio e stop».

Fortunatamente il rapper ha sempre potuto contare sul supporto della madre, una donna del Sud forte e determinata che si è sacrificata per la famiglia. «Mia mamma è una palermitana trasferita al Nord da giovanissima. Si è dedicata a me tutta la vita, ha fatto lavori di merda, la vedevo arrivare a casa la sera ferita dall’arroganza dei suoi capi. Incassava, perché doveva farmi mangiare. Lavorava in una mensa di Cologno e arrotondava facendo le pulizie in qualche famiglia. Ogni tanto mi portava con sé da questa gente, case stupende con giardino. La nostra era minuscola. A volte faceva le notti al lavoro e mi faceva dormire dai nonni o dai vicini. È stata meravigliosa».

Cover Media

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