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CANTONETeo Teocoli: «Eccomi, tra disavventure musicali, tv e cabaret»

23.02.18 - 06:01
In attesa di vederlo sul palcoscenico del Palacongressi di Lugano il prossimo 4 maggio con “Tutto Teo”, Teocoli si racconta...
FOTO ANGELO TRANI
Teo Teocoli spegnerà 73 candeline il 25 febbraio.
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Teo Teocoli: «Eccomi, tra disavventure musicali, tv e cabaret»
In attesa di vederlo sul palcoscenico del Palacongressi di Lugano il prossimo 4 maggio con “Tutto Teo”, Teocoli si racconta...

LUGANO - Quel giorno il comico italiano, con i suoi 73 anni (portati benissimo), si prodigherà «in un one man show», riportando in scena personaggi - come Felice Caccamo e Peo Pericoli - ed esilaranti imitazioni.

Nel contempo, rievocherà aneddoti della sua vita e dei suoi 53 anni di carriera. Una carriera iniziata con «le disavventure musicali in compagnia della PFM e del Clan Celentano», spiega, e poi proseguita con l’importantissimo «incontro con Enzo Jannacci», la televisione - che talvolta ha  alternato al cinema - e il successo.

Teo, cosa accadde dopo quell'incontro con Jannacci?

«Da quegli istanti mollai la carriera di cantante, che fu, in pratica, quasi nulla, per focalizzarmi sul cabaret...».

Con I Quelli (che qualche tempo dopo si trasformarono nella Premiata Forneria Marconi, ndr) tra il 1966 e il 1967 andò bene, però…

«Sì, è vero, andò bene… Solo Franco Mussida si era reso conto che ero un lavativo, tant’è vero che un giorno mi disse: «Almeno impara i testi delle canzoni!». Ma gli scopi delle serate per me erano altri… In definitiva, siamo sempre rimasti amici, ma io, poi, come sai, presi un’altra strada...».

Musicalmente, ha vissuto comunque “in prima linea” un periodo straordinario…

«Beh, sì… La mia presenza fu del tutto casuale e inutile (ride), ma ebbi la fortuna, ad esempio, di assistere alla stesura di canzoni importantissime… Quando stava per venire alla luce “Il ragazzo della via Gluck” ero seduto al tavolo con Adriano Celentano e Miki Del Prete, così come con Jannacci e Pozzetto mentre, a casa di Cochi Ponzoni, lavoravano a “E la vita, la vita”...».

Com’era la “Milano Beat”?

«Fino al ‘56-‘57 non c’era niente, poi, d’un tratto, arrivarono la Fiat 500, i Beatles e la minigonna… Senza contare, poi, che tutti avevano il telefono e la televisione: un fattore, quest’ultimo, che ci portò inevitabilmente ad affacciarci a una finestra più ampia e, di conseguenza, a capire meglio ciò che succedeva nel mondo...».

Immagino che lei ebbe la fortuna di vedere i Beatles al Vigorelli di Milano nel 1965...

«Sì, certo… Li vidi a Milano, ma anche a Genova due giorni dopo…».

In qualche modo le è dispiaciuto mettere da parte la musica per il cabaret?

«No, anche perché ho continuato a seguirla sempre molto da vicino…».

Quali i suoi ascolti di oggi?

«Sono rimasto sempre con i classici: i Beatles, Ray Charles, Stevie Wonder…».

Qual è l’ultimo disco che ha comprato?

«Ho acquistato le riedizioni in vinile di tutti gli album dei Beatles… Quando ho sentito la puntina appoggiarsi sul primo solco, davanti a me, sono riapparsi tanti anni della mia vita…».

Come ricorda Jannacci?

«Era un ragazzo molto generoso, capace di invogliarti a dare sempre il meglio di te stesso... Ricordo, ad esempio, quando mi portò con lui a fare “Saltimbanchi”, il mio primo spettacolo di cabaret…».

Non abbiamo ancora parlato di cinema…

«Ho fatto dei film uno più brutto dell’altro, c’è davvero poco da dire…».

Prima di concludere, a quale dei personaggi che ha portato in tv è più legato?

«A Caccamo, forse anche perché è quello che ha avuto più successo».

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