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«C'è caos nel DECS. Governo, cosa intendi fare?»

Dopo il caso delle scuole di Sessa, Alain Bühler interpella il Consiglio di Stato
TiPress
«C'è caos nel DECS. Governo, cosa intendi fare?»
Dopo il caso delle scuole di Sessa, Alain Bühler interpella il Consiglio di Stato

BELLINZONA - «Grave caos interno al DECS, dove i medesimi servizi si contraddicono a pochi giorni di distanza», oltre che «un'inammissibile ingerenza politica da parte di strutture amministrative che dovrebbero limitarsi all'applicazione della legge»: il democentrista Alain Bühler interpella il Governo in merito alla situazione interna del Dipartimento diretto da Carobbio, partendo dal caso concreto che ha riguardato le scuole di Sessa.

Il caso di Sessa - I fatti: a causa di una diminuzione degli allievi delle elementari, il Municipio il 13 marzo approva una concentrazione degli allievi presso le scuole di Croglio, con la chiusura di quella di Sessa, non apprezzata dai cittadini. Il DECS ha approvato la scelta, con il coinvolgimento della Sezione delle scuole comunali e dell’Ispettorato scolastico con l'auspicio che il Consiglio di Stato ripristinasse l'effetto sospensivo della decisione. In pratica, riporta il democentrista, viene messa in discussione «la capacità del DECS di prendere decisioni coerenti con le leggi, senza farsi influenzare da questioni politiche che non dovrebbero inficiare le decisioni amministrative. I motivi evocati a sostegno di questa richiesta sono acriticamente e pedissequamente quelli sollevati dai ricorrenti», le quali esulano però dalle competenze cantonali, rientrando in quelle municipali.

Non rispetto dell'autonomia comunale - Il ricorso girava attorno alla richiesta di un effetto sospensivo, che lo stesso presidente del Consiglio di Stato ha definito come portatore «di evidenti ripercussioni per altre sedi scolastiche, dove attualmente è previsto l'inserimento dei bambini di Sessa», rimarcando come sarebbero stati valutati solo gli interessi dei bambini e dei genitori di Sessa e non degli altri comuni coinvolti. Per Bühler, la contraddizione a pochi giorni di distanza mostrerebbe appunto caos interno al Dipartimento, costituisce una «inammissibile ingerenza politica» di chi dovrebbe applicare le legge «senza esprimere valutazioni di opportunità politica». È stata compromessa «l’autonomia decisionale dei Comuni e crea pericolosi precedenti che possono minare l’assetto delle competenze sancito dal diritto scolastico cantonale».

Le domande - Pertanto chiede, «alla luce di questi fatti gravi e preoccupanti», in primo luogo se il DECS abbia approvato l'ordinamento scolastico presentato dal Municipio di Tresa, con la riduzione delle sezioni delle elementari da 6 a 5, se e vi è stato il rispetto, con l’approvazione, di tutti i requisiti relativi al quadro amministrativo.

Passando a questioni più di visione generale, vuole sapere se il Consiglio di Stato «è consapevole del caos interno al DECS, evidenziato dal fatto che gli stessi servizi che hanno approvato l'ordinamento scolastico di Tresa pochi giorni dopo auspicano – senza base legale – la restituzione dell’effetto sospensivo» e come giudica «il comportamento di quei servizi amministrativi che, anziché applicare fedelmente la legge, si permettono apprezzamenti politici inopportuni, invadendo ambiti che spettano esclusivamente all'autorità politica e giudiziaria?».

Vuole poi sapere quali misure voglia adottare «per riportare ordine e chiarezza nel DECS, garantendo che i servizi rispettino rigorosamente la legge sulla scuola senza introdurre, di propria iniziativa, deroghe o interpretazioni arbitrarie», se non ritiene che quanto accaduto crei un precedenti gravissimo, tale da minare «l’immediata esecutività delle decisioni municipali prevista dalla legge e più in generale, l’affidabilità delle istituzioni» e come intende agire per evitare la ripetizione di episodi simili, con la salvaguardia dell'autonomia comunale e del principio di legalità. Infine, chiede se sono previsti dei provvedimenti sanzionatori verso il capo sezione delle scuole comunali e l’ispettore del Luganese «per essersi prestati manifestamente a valutazioni e proposte di natura politica che non competono loro».


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