Tre deputati dell'UDC chiedono lumi al Cantone sulla situazione dei detenuti stranieri che popolano le strutture carcerarie ticinesi.
BELLINZONA - Nel 2025 - ha precisato oggi La Regione - il sistema penitenziario ticinese ha raggiunto una sovraoccupazione senza precedenti, tale da essere definita dalle autorità stesse come una «situazione eccezionale mai vissuta prima nel Cantone».
Questa pressione sulle strutture carcerarie ticinesi ha convinto tre deputati dell'UDC (Alain Bühler, Andrea Giudici e Aline Prada) a chiedere lumi al Consiglio di Stato sulla situazione dei detenuti stranieri che popolano le strutture carcerarie ticinesi.
I dati
Nella loro interrogazione, i tre deputati ricordano infatti come nel 2023 il 73% dei detenuti fosse straniero e che una parte di questi fosse composta da soggetti non domiciliati, «entrati nel paese solo per delinquere, rientranti nel fenomeno del cosiddetto turismo criminale».
Ed è proprio partendo da questo punto che Bühler, Giudici e Prada ricordano al Consiglio di Stato l'iniziativa popolare UDC del 2010 per l’espulsione dei criminali stranieri” che fu approvata dal popolo e poi tradotta nell'articolo 66 del Codice Penale, che prevede l’espulsione obbligatoria per reati gravi, salvo “casi di rigore”. «Tuttavia - precisano i tre deputati - i dati evidenziano una scarsa applicazione del meccanismo: nel 2023, in Ticino, solo il 62% delle espulsioni ordinate è stato eseguito. A ciò si aggiunge, secondo dati in nostro possesso, il fatto che la cosiddetta clausola di rigore è invocata dai giudici in circa il 40% dei casi a livello nazionale».
Bühler, Giudici e Prada ipotizzano poi che una parte del sovraffollamento carceraria possa essere causata (anche) dalla presenza di criminali stranieri recidivi, che non sono stati espulsi al termine della prima condanna. «Una migliore applicazione dell'espulsione obbligatoria prevista dalla Costituzione - fanno notare nel testo - potrebbe contribuire ad alleggerire la pressione sulle strutture carcerarie, migliorare la sicurezza e rispondere in modo più coerente alla volontà popolare espressa nel 2010».
Di seguito tutte le domande rivolte al Consiglio di Stato:
1. Quanti detenuti sono o sono stati presenti complessivamente nelle strutture carcerarie ticinesi negli ultimi 5 anni? Quanti di essi erano di nazionalità straniera?
2. Tra i detenuti stranieri, negli ultimi 5 anni, quanti:
a) con un permesso di soggiorno in Svizzera (B, C, L);
b) al beneficio dello statuto di rifugiato (B per rifugiati);
c) al beneficio dello statuto S;
d) al beneficio di un’ammissione provvisoria (F);
e) richiedenti l’asilo con una procedura in corso al momento dell’arresto (N);
f) richiedenti l’asilo con una domanda domanda d’asilo respinta;
g) sono stati nuovamente incarcerati dopo aver espiato una prima condanna in Ticino o in un altro Cantone svizzero (recidiva);
3. Quanti stranieri detenuti negli ultimi 5 anni risultavano non domiciliati in Svizzera (cioè presumibili “turisti del crimine”)?
4. Quante espulsioni ai sensi dell’art. 66a CP sono state ordinate negli ultimi 5 anni in Ticino? E nel dettaglio quante di esse:
h)sono state effettivamente eseguite;
i) non sono ancora state eseguite o non verranno eseguite. Per quali motivi?
5. In quanti casi i giudici ticinesi hanno rinunciato all’espulsione facendo capo alla clausola di rigore negli ultimi 5 anni? Su quale base e con quale motivazione?
6. Esiste un sistema di monitoraggio interno che rileva quanti detenuti espellibili rientrino nuovamente in Svizzera dopo l’espulsione (eventualmente anche sotto falsa identità o con altro status)? Se sì, con quali risultati?
7. Il Consiglio di Stato ritiene che una maggiore effettività dell’espulsione dei criminali stranieri potrebbe contribuire a ridurre il sovraffollamento carcerario cantonale? Ha effettuato stime o proiezioni in tal senso?
8. Quali misure concrete intende adottare il Consiglio di Stato per migliorare l’applicazione delle espulsioni e ridurre l’abuso della clausola di rigore?