Si apre oggi l'ultima sessione parlamentare dell'anno. Piatto forte: i conti preventivi per il 2025, con tre rapporti sul tavolo
BELLINZONA - È un preventivo a tre teste - proprio come quello per il 2024 - quello che il Gran Consiglio si ritroverà a discutere nell'ultima sessione dell'anno solare, che scatta questo pomeriggio. E proprio come il suo predecessore (basta ripercorrere quanto detto e scritto in queste ultime settimane), anche questo non sembra piacere a nessuno. E proprio per questo l'esito non può dirsi scontato.
Un centinaio di milioni di disavanzo, tre rapporti sul tavolo e la consueta serie di emendamenti (un'ottantina circa quelli che approderanno in aula), alcuni dei quali sembrano assestare delle chiare picconate all'intesa che era stata trovata in Commissione della Gestione. Ma andiamo con ordine. A partire dal rapporto di maggioranza (relatore Bixio Caprara, PLR), siglato da PLR, da Il Centro e dalla Lega, che propone un deficit di 89.8 milioni di franchi.
Un accordo di maggioranza... in bilico?
La maggioranza della Gestione si è accordata tagliando dalle misure previste dal messaggio governativo sia la tassa di collegamento che la progressione a freddo, già silurate dal plenum lo scorso ottobre. Un ulteriore ritocco era poi stato operato con un taglio alla voce "beni e servizi" e un contenimento della spesa - nella misura di 2 milioni di franchi - per la pedagogia speciale. Su quest'ultimo punto però la pressione si è fatta sentire. E durante la scorsa settimana è stato annunciato un emendamento - a firma di Danilo Forini (PS) e Fiorenzo Dadò (Centro) - che chiede di stralciare il taglio e che, contestualmente, fa traballare l'accordo in seno alla maggioranza.
Verdi e PS: «Una politica debole con i forti e forte con i deboli»
I due rapporti scaturiti dalle minoranze della Gestione propongono invece la bocciatura dei conti cantonali. Verdi e Partito socialista criticano duramente quella che definiscono tout court una politica «debole con i forti e forte con i deboli» e indicano quattro punti particolarmente critici: l'estrema fragilità dei nuovi ricavi; una politica fiscale «non responsabile»; i tagli e la mancanza di progettualità.
Il Preventivo 2025, si legge nella sintesi conclusiva, «viene bocciato perché non risponde ai bisogni reali della popolazione, ignora la necessità di politiche capaci di affrontare le sfide future, alimenta le disuguaglianze, non risolve la fragilità delle finanze pubbliche, introduce misure di risparmio che aggravano ulteriormente le difficoltà delle fasce più vulnerabili mettendo in pericolo la coesione sociale e non valorizza adeguatamente il ruolo dei dipendenti pubblici».
L'UDC: «Misure poco coraggiose»
Infine, proprio come l'anno scorso, l'UDC si stacca dalla minoranza progressista e propone un suo rapporto (co-relatori Roberta Soldati e Tiziano Galeazzi) che punta il dito contro le «misure poco incisive e poco coraggiose» contenute nel Preventivo 2025 e nel rapporto di maggioranza. E nel solco del decreto Morisoli, i democentristi propongono una correzione della spesa in modo da porre un freno alla crescita della stessa. Come? Fissando alcuni paletti di crescita e un divieto del riversamento di oneri finanziari netti sui Comuni. Il tutto lasciando «libero il Governo di agire di concerto».