Cerca e trova immobili
LUGANO

Quel delivery da pochi centesimi. «Sfruttati violando la legge»

I sindacati Unia e OCST prendono posizione sull’arrivo di Uber Eats a Lugano
AFP
Quel delivery da pochi centesimi. «Sfruttati violando la legge»
I sindacati Unia e OCST prendono posizione sull’arrivo di Uber Eats a Lugano

LUGANO - Uber sbarca nel mondo del delivery, con il servizio Uber Eats, per il momento a Lugano con l’intenzione poi di estenderlo a tutto il Cantone. E se già il suo arrivo nel settore dei trasporti aveva messo in allarme i possibili concorrenti, questa novità non è da meno. In particolare, i sindacati sono preoccupati delle possibili implicazioni per chi andrà a consegnare il cibo per conto della società. Saranno, spiegano, dei falsi indipendenti senza alcuna tutela, come non è possibile in Svizzera, ed esortano politica e istituzioni a intervenire.

I prezzi - Quanto costa farsi consegnare un hamburger con patatine dal McDonald’s? Tramite il sito della catena di fast food, con un tempo di consegna tra i 22 e i 42 minuti, 15.70, oltre ovviamente al prezzo del cibo. E con Uber Eats? Con una attesa di 20 minuti si pagano solo 0.95 centesimi e per ordini sopra i 25 franchi è addirittura gratuita. Il grande problema, però, per i sindacati non sono (solo) le tariffe con cui vengono pagate i riders, bensì la modalità contrattualistica.

Falsi indipendenti con condizioni vincolanti - Sia Unia che OCST si erano mobilitate per i lavoratori di Divoora. «In questo caso, si aggiunge un altro grosso problema», ci spiega Chiara Landi di Unia. «Se con Divoora abbiamo denunciato un sistema di sfruttamento del lavoro gratuito del personale assunto, le persone impiegate da Uber Eats sono considerate dall’azienda come indipendenti, senza alcuna copertura assicurativa per malattia o infortunio, pur essendo sono vincolati da un vero e proprio rapporto di lavoro». Si tratta, però, di falsi indipendenti, una pratica abusiva e su cui esiste una sentenza chiara del Tribunale Federale del 2022 che sostiene che la compagnia deve pagare i contributi ai suoi collaboratori, che vanno ritenuti a tutti gli effetti dei dipendenti. 

«Intervenite!» - «Cosa aspettano le istituzioni e la politica a intervenire? Devono sanzionare l’azienda e impedire queste pratiche, visto che ci sono già sentenze cresciute in giudicato», si chiede Landi, secondo cui “i prezzi bassi sono uno specchio dello sfruttamento dei lavoratori». 

«Non solo studenti, anche persone disperate» - Anche il collega di OCST Lorenzo Jelmini cita la sentenza. «Le persone che lavorano per questa società si improvvisano, nella maggior parte dei casi, indipendenti. Un conto è se si prestano al ruolo di riders degli studenti che vivono coi genitori e vogliono pagarsi le proprie spese personali, un altro se sono disoccupati che, nella disperazione, cercano qualsiasi cosa”. E sono sempre di più, a suo dire. I delivery creano delle categorie di lavoratori che non guadagnano a sufficienza», afferma. 

Lavoratori isolati - I due sindacati per ora esortano le istituzioni e la politica a farsi sentire, ma non hanno in programma un intervento diretto. «Non abbiamo associati, o in ogni caso molto pochi, nel settore delle consegne del cibo a domicilio, un aspetto problematico che fa di loro lavoratori isolati anche da chi potrebbe aiutarli», spiega Jelmini. Landi invita i consumatori a «essere alleati di questi lavoratori, che vengono sfruttati nell’indifferenza generale» e conferma quanto detto dal collega: «essendo un lavoratori fortemente atomizzati, spesso non si conoscono neppure tra loro, per cui è più difficile organizzarli sindacalmente. Con Divoora però c’eravamo riusciti, arrivando anche a organizzare uno sciopero di due giorni nel 2021». 

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE