Pausa pranzo in auto: l’agente perde il posto di lavoro

La storia di un giovane agente di sicurezza. Ma l’azienda risponde: “Abbiamo agito del tutto correttamente”
LUGANO - Licenziato in tronco per una pausa pranzo consumata nella propria auto? È accaduto a Michele (nome noto alla redazione), 22enne del Luganese che lo scorso luglio era stato assunto come agente di sicurezza da Prosegur Sa. Un impiego che è però durato poco: un superiore l’ha infatti allontanato in malo modo. Il fatto è avvenuto quando il giovane, che in poche settimane avrebbe anche raccolto l’apprezzamento di vari colleghi, era al suo secondo giorno di servizio al Festival del film Locarno. Nella sua pausa pranzo aveva raggiunto la sua vettura parcheggiata in via della Posta, aveva aperto il portellone e seduto sul bordo del bagagliaio aveva consumato il pranzo che si era portato da casa. È in quel momento che uno sconosciuto si è rivolto a lui, chiedendogli cosa stesse facendo. Gli ha detto di essere un suo superiore e che il pasto andava consumato “di nascosto”, per non danneggiare l’immagine dell’azienda. La questione sembrava comunque chiusa. Ma quando il giovane è rientrato in servizio, il superiore in questione si è ripresentato assieme a un altro agente per sostituirlo. E gli ha detto: “Hai finito di lavorare per Prosegur”. Pochi giorni dopo gli è poi stata consegnata la lettera di licenziamento, per “non avere eseguito l’ordine datole dal suo superiore”. Nonostante la richiesta di spiegazioni, il giovane non ne ha ricevute.
Da parte sua la direzione di Prosegur Sa, da noi contattata, “si limita a contestare la versione dei fatti resa dall’ex dipendente, occupato presso di noi, al momento dei fatti, durante il suo periodo di prova. Lo stesso, nel complesso di quanto si è potuto valutare durante il suddetto periodo, non ha dimostrato di saper svolgere le mansioni a lui affidate nel rispetto delle direttive ricevute. Venendo meno i requisiti per la prosecuzione del rapporto di impiego, lo stesso è stato disdetto nel pieno rispetto dei termini e delle forme di legge”. L’azienda si dice “assolutamente convinta di avere agito del tutto correttamente e sarà in grado di dimostrarlo, qualora fosse convenuta in causa, anche se a tutt’oggi nessuna iniziativa giudiziale è stata per la verità intrapresa dalla persona interessata dal provvedimento”. E conclude: “Per il resto non saranno rilasciate ulteriori dichiarazioni, in ossequio al principio che la sede preposta per valutare la legittimità di un licenziamento non può essere il giornale 20 Minuti, così come qualsiasi altro organo di stampa e ciò malgrado il fatto che, in questo caso, del tutto unilateralmente, l’ex dipendente abbia ritenuto di tentare di far valere le sue ragioni mediante il coinvolgimento degli organi di informazione”.




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