Dimissioni di Bronz, il CdS: "Difficile credere non fosse coinvolto negli ambiti di sua competenza"

"Qualcosa non va nella gestione dell'EOC?" chiedeva Del Don. La risposta del Consiglio di Stato
BELLINZONA - "Il primario di ginecologia di Bellinzona se ne va in aperta polemica con i vertici dell'Ente ospedaliero cantonale. Qualcosa non va nella gestione dell'EOC?" chiedeva Orlando Del Don in un'interrogazione al Consiglio di Stato. Che ora risponde: "Il dr. med. L. Bronz è stato nominato Primario del servizio di ginecologia e ostetricia dell'OSG (poi ORBV) a 35 anni. In oltre 25 anni di servizio ha sicuramente contribuito allo sviluppo del servizio anche grazie al supporto dell'Ospedale, della Direzione generale e del Consiglio di Amministrazione. È difficile credere - come invece si supponeva nell'interrogazione dell'UDC -che nella sua veste di Primario non sia stato adeguatamente coinvolto degli ambiti di sua competenza".
Del Don chiedeva pure se le dimissioni avessero suscitato prese di posizione e/o reazioni nei confronti dell'Ente stesso. "A conoscenza della Direzione edll'EOC - spiega il CdS -, da parte di altri medici (a Bellinzona che negli altri ospedali EOC) sono state registrate essenzialmente solo reazioni negativa alle dichiarazioni del medico risultanti in particolare da un'intervista rilasciata dopo quasi sei mesi dalle dimissioni. Queste ultime erano peraltro già state rese pubbliche tramite un articolo su un quotidiano il 16 dicembre 2011, dal quale si poteva evincere la decisione di lasciare l'EOC per una clinica privata".
Non era in effetti velata la critica del dottor Lucio Bronz all'Ente Ospedaliero Cantonale, quando dichiarava sulle pagine de La regione: "Da lungo tempo vi sono problemi d'intesa col vertice dell'Ente. Il suo modo di comunicare e coinvolgermi è carente. Inoltre ha unilateralmente preso decisioni contrarie alla mia opinione, che è rimasta inascoltata. Ecco perché ho ritenuto che fosse molto meglio per me continuare nel privato". Bronz, in un articolo apparso sul quotidiano, commentava pure il caso della ginecologa licenziata dall'Ospedale Beata Vergine di Mendrisio dicendosi dispiaciuto per il fatto che non era stato contattato preliminarmente dell'Ente ospedaliero per discutere la possibilità di affidargli la richiesta di diagnosi prenatale di Mendrisio: "Non credo che occorresse assumere specialisti in Italia - concludeva il primario - per due sole mezze giornate al mese di lavoro all'ospedale di Mendrisio".
In questo senso, rassicura il CdS, "L'attività della ginecologa italiano non ha comportato alcuna conseguenza negativa per la sicurezza dei pazienti".




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