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Marco Blaser traccia il profilo del successore di Balestra

"La persona che ricoprirà la carica dovrà avere una netta predisposizione al dialogo con la sede di Berna"
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Marco Blaser traccia il profilo del successore di Balestra
"La persona che ricoprirà la carica dovrà avere una netta predisposizione al dialogo con la sede di Berna"
COMANO. Il successore di Balestra? Mentre prende piede la candidatura interna di Derighetti, un altro Marco, Blaser, traccia il profilo del nome ideale. Chi raccoglierà il testimone da Dino Balestra? Il concorso per il nuovo direttor...

COMANO. Il successore di Balestra? Mentre prende piede la candidatura interna di Derighetti, un altro Marco, Blaser, traccia il profilo del nome ideale.
Chi raccoglierà il testimone da Dino Balestra? Il concorso per il nuovo direttore della Rsi scadrà domani, ma i giochi –  come abbiamo riferito ieri – parrebbero già fatti. Il papabile si chiama Marco Derighetti, 45 anni, attuale direttore delle Operazioni Ssr. La scelta di un tecnico, in azienda dal 2002 ma che da tre anni lavora a stretto contatto col direttore generale Roger de Weck, accredita l’impressione che stavolta si farà a meno del manuale Cencelli.

I partiti staranno a guardare? Ne abbiamo parlato con Marco Blaser, già direttore della Rtsi. «Va detto – premette il nostro autorevole interlocutore – che siamo ancora lontani dal giorno in cui i gremi sceglieranno il successore di Balestra. Mancano ancora mesi. Tra gli interni si fa il nome di Marco Derighetti, che sarebbe indubbiamente un candidato valido. Un po’ in tutti c’è la speranza che la scelta finale non risulti squisitamente ed esclusivamente partitica. L’auspicio è che si consideri la conoscenza dell’azienda e l’esperienza di management nella comunicazione. Per ora però è arduo sbilanciarsi».
La nomina di un “bernese” aumenterebbe il controllo centrale? «Innanzitutto ritengo che la persona che ricoprirà la carica dovrà avere una netta predisposizione al dialogo con la sede di Berna. Anche perché i nuovi statuti della Ssr danno maggiori possibilità d’intervento alla sede centrale. Fondamentale sarà la predisposizione ai rapporti con il mondo svizzero. Senza trascurare però la difesa dei concetti di federalismo». La nomina definitiva su proposta del Comitato regionale, dopo analisi di vario tipo con il direttore generale, verrà presa su un candidato o su una rosa di canditati dal Consiglio d’amministrazione centrale della Ssr.

Anche se l’azienda è una macchina complessa, il ruolo del direttore incide molto? “Dipenderà naturalmente dalla preparazione e predisposizione della persona chiamata a quel ruolo. Se sarà un uomo di estrazione economico-finanziaria si occuperà più di quell’ambito per istinto o abitudine, se sarà un comunicatore avrà più attenzione per il dialogo con l’utenza e per il contatto diretto con i dipendenti, senza trascurare il prodotto. Se dovesse essere invece un personaggio di estrazione tecnica sarà più incline a valutare le tecnologie moderne che avranno un ruolo molto importante nella comunicazione audio-visiva dei prossimi decenni”. Lei, prescindendo da un nome, quale profilo preferirebbe? “Per esperienza mia e per il mio essere, propenderei per un uomo di comunicazione. Esperto del modo con cui i dipendenti affrontano i compiti nei vari ambiti. Quando mi nominarono, non lo fecero certo perché ero un ottimo contabile”.

Per il Ticino, se pensiamo al toto-vescovo, sembra scattata l’ora delle decisioni supreme... «Per il momento alla Rsi non c’è ancora quella battaglia in corso sul fronte ecclesiastico. Tra l’altro mi auguro che  anche lì prevalga una certa indipendenza. I personaggi targati hanno la caratteristica di restringere sempre i margini di manovra”.

SPI
 

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