Condannato per l'omicidio Tamagni, ecco cosa pubblica su Facebook

Un'immagine choc circola su internet. Il criminologo Francesco Bruno: "Il carcere dovrebbe cambiare le persone"
LUGANO - Due lottatori che se le danno di brutto, con tanto di pugno e ginocchiata in faccia. Non sta passando inosservata tra i ticinesi l’immagine pubblicata sul proprio profilo di facebook da uno dei tre giovani coinvolti nell’omicidio di Damiano Tamagni, cinque anni fa a Locarno (il ragazzo è l’unico dei tre a essere tornato nel frattempo in libertà). Se ne parla su internet, se ne parla al bar il sabato sera. Tanti dubbi, tante riflessioni che fanno nascere un interrogativo: quanto veramente il carcere cambia la mente di una persona? Una domanda che abbiamo girato a Francesco Bruno, criminologo di fama internazionale. “Di fronte a una simile immagine – spiega l’esperto – si può ipotizzare che la persona in questione non abbia compiuto quel percorso che in carcere andrebbe fatto”.
Obiettivo riflessione - Bruno, pur non conoscendo la vicenda Tamagni nei singoli dettagli, è piuttosto colpito dall’idea del giovane di pubblicare una simile immagine. Il ragazzo, lo ricordiamo, ebbe un ruolo ‘minore’ nell’aggressione a Damiano e venne condannato a 2 anni e 6 mesi, di cui 14 mesi da espiare. “Il carcere – sostiene – dovrebbe servire fondamentalmente a due cose. C’è innanzitutto l’aspetto della pena. Tu finisci in prigione perché hai commesso qualcosa che non va e ora ti capita qualcosa di spiacevole. Questo dovrebbe innescare una riflessione nell’individuo, in modo che per il futuro tenda a evitare in qualsiasi maniera situazioni negative che possano essere riallacciate al crimine commesso”.
Recupero della persona - Per il criminologo la seconda funzione del carcere invece è direttamente legata al recupero della persona. “L’individuo viene ‘trattato’. Se una persona ha un istinto omicida, tramite un trattamento personalizzato si cerca di limare questo aspetto, di riabilitarla. È chiaro però che i cosiddetti trattamenti costano, vanno coinvolti psicologi e altre figure specialistiche. E dipende anche dal tempo che si ha a disposizione, dal periodo in cui la persona deve rimanere in prigione. Può capitare che al termine del periodo carcerario la persona non abbia avuto sostanziali cambiamenti dal punto di vista comportamentale. Ho l’impressione che se il ragazzo in questione avesse avuto un corretto trattamento psicologico, non avrebbe mai pubblicato questa immagine”.
RED




Su alcuni temi riceviamo purtroppo con frequenza messaggi contenenti insulti e incitamento all'odio e, nonostante i nostri sforzi, non riusciamo a garantire un dialogo costruttivo. Per le stesse ragioni, disattiviamo i commenti anche negli articoli dedicati a decessi, crimini, processi e incidenti.
Il confronto con i nostri lettori rimane per noi fondamentale: è una parte centrale della nostra piattaforma. Per questo ci impegniamo a mantenere aperta la discussione ogni volta che è possibile.
Dipende anche da voi: con interventi rispettosi, costruttivi e cortesi, potete contribuire a mantenere un dialogo aperto, civile e utile per tutti. Non vediamo l'ora di ritrovarvi nella prossima sezione commenti!