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BIOGGIO

Temevano facesse una strage: allontanato dalla scuola

Il caso di un 16enne che frequentava il pretirocinio d'orientamento. L'allarme, la polizia, il lungo stop e l'addio. Lo sfogo della madre.
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Temevano facesse una strage: allontanato dalla scuola
Il caso di un 16enne che frequentava il pretirocinio d'orientamento. L'allarme, la polizia, il lungo stop e l'addio. Lo sfogo della madre.

BIOGGIO - La polizia è arrivata nell'istituto formativo lo scorso venerdì 22 novembre 2024. Nei corridoi della scuola di pretirocinio d'orientamento c'era chi diceva che quel ragazzo meditasse una strage. Il giovane, un sedicenne luganese, verrà tenuto a casa per diverse settimane. Poi a inizio gennaio la decisione: non sarà più riammesso. «Un'ingiustizia – sostiene la madre del ragazzo –. Adesso mio figlio ha dovuto cambiare strada. Nessuno si sta facendo carico di lui e dei pregiudizi a cui deve fare fronte».

Come è scattato l'allarme – L'allarme sarebbe scattato in seguito ad alcune frasi confidate dal ragazzo ad altri studenti nel corso dell'autunno. Frasi che avrebbero destato la preoccupazione degli stessi allievi. Da qui si sarebbe arrivati alla segnalazione dapprima alla direzione e in seguito alla polizia.

«In tanti ora evitano mio figlio» – La madre del giovane è convinta che tutto sia nato da un malinteso. Forse da uno sfogo del giovane con altri compagni di scuola. «Mi rifiuto di pensare che mio figlio volesse davvero fare una strage – afferma –. Ora in tanti lo evitano».

La versione della polizia – Ma cosa dice la polizia di questa vicenda? «Dopo la segnalazione di una situazione di disagio personale – conferma il Servizio comunicazione, media e prevenzione della Polizia cantonale – si è intervenuti nell'istituto scolastico per una presa a carico puntuale. Sulla base degli accertamenti effettuati non è stata rilevata una situazione di pericolo per terzi e non sono stati riscontrati reati. Come da prassi in questo genere di circostanze, in collaborazione con la direzione scolastica, è stata organizzata un’informazione puntuale per le persone coinvolte».

La domanda – Insomma: il giovane non è stato trovato in possesso di armi o di altri elementi che, dopo gli accertamenti effettuati, fossero tali da lasciare presagire una situazione di pericolo reale per qualcuno. Allora come mai è stato lasciato a casa per poi, dopo un mese e mezzo, non essere riammesso?

Cosa dice il DECS – Il Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS), contattato da tio.ch, spiega che «le scuole possono in determinate circostanze adottare provvedimenti di vario tipo nei confronti degli allievi». A tutela dello stesso ragazzo, il Dipartimento non entra nei dettagli del caso, pur confermando che «la decisione della direzione d’istituto è stata presa una volta sentite le parti coinvolte e dopo averne discusso approfonditamente sia col ragazzo, sia coi suoi genitori. Il tutto tenuto conto dell’interesse generale della comunità scolastica, ragazzo incluso. Il giovane è stato immediatamente preso a carico dal servizio di sostegno preposto del DECS allo scopo di essere accompagnato al meglio nel suo percorso futuro scolastico».

Mix di fattori – Il giovane dunque non sarebbe più stato riammesso alla scuola per un insieme di fattori. Da una parte studenti e famiglie non si troverebbero più a proprio agio dopo quanto successo e dunque la direzione dell'istituto scolastico avrebbe preso una decisione per mantenere una certa armonia tra quelle mura. Dall'altra si tratterebbe di un modo per tutelare anche lo stesso ragazzo che non sarebbe più inserito in un contesto a lui consono.

«Sono amareggiata» – Nel frattempo il 16enne sta seguendo un'altra via formativa, accompagnato dal servizio di sostegno preposto. Ma la madre resta preoccupata. «Hanno deciso che mio figlio non avrebbe più avuto accesso a quella scuola. Mi sarei aspettata una presa a carico socio educativa più concreta, soprattutto nei quasi due mesi in cui è stato a casa. Così non è stato. Sono amareggiata per le modalità con cui mio figlio è stato trattato».

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