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Mendrisio, «decisione inevitabile». «Occasione persa»

I commenti della politica dopo la scelta del Consiglio di Fondazione delle Processioni Storiche di rispettare la tradizione.
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Mendrisio, «decisione inevitabile». «Occasione persa»
I commenti della politica dopo la scelta del Consiglio di Fondazione delle Processioni Storiche di rispettare la tradizione.

MENDRISIO - Per la destra, una decisione attesa, che, se diversa, avrebbe fatto scattare una raccolta firme. Per la sinistra un’occasione persa. Mendrisio avrà i suoi Mori col volto dipinto nella processione del Giovedì Santo: lo ha annunciato nei giorni scorsi il Presidente del Consiglio di Fondazione delle Processioni Storiche.

Le polemiche del 2024 - Lo scorso anno, la volontà di non applicare il trucco scuro aveva colto tutti di sorpresa. Nessuno si attendeva la messa in discussione di una tradizione secolare. Le polemiche avevano spinto il Consiglio di Fondazione a fare marcia indietro, decidendo che chi rappresentava i Mori avrebbe avuto il volto dipinto, come sempre. La pioggia ha poi fermato la Processione.

«Le Processioni sono di Mendrisio, non dell'UNESCO» - Tra i primi a prendere posizione in modo netto, un anno fa, Massimiliano Robbiani della Lega. Che ora si dice soddisfatto di quella che riteneva essere l’unica opzione possibile. «Ad organizzare e rendere possibili le Processioni sono i cittadini di Mendrisio e dunque a decidere in merito siamo esclusivamente noi, non l’UNESCO. Il Comitato lo ha capito e non poteva comportarsi diversamente da come ha fatto. Tra l’altro, cambiare il concetto dei Mori avrebbe portato a meno iscrizioni, di cui comunque c’è bisogno».

A suo avviso, ha prevalso il buonsenso, ma se così non fosse stato, «saremmo stati pronti a promuovere una raccolta firme e chi di dovere ne era a conoscenza. Se avessimo chiesto il parere del popolo, poteva starci una possibile rivolta popolare, una pubblicità che nessuno voleva». Infine, «se qualche associazione vuol criticare, che faccia: si è scelto di proseguire una tradizione centenaria».

«Comunicazione poco efficace»- «Ritengo che si tratti soprattutto di un'occasione persa per capire se la pratica della black face ferisce effettivamente qualcuno e, se questo fosse stato il caso, su come agire per poter includere anche queste persone», è l’opinione, espressa a titolo personale visto che il gruppo non si è ancora riunito, del capogruppo di Alternativa – Verdi e Sinistra Jacopo Scacchi. Che punta il dito contro la comunicazione da parte del Consiglio di Fondazione, sia dello scorso anno che di questi giorni. «Trovo che la gestione del caso sia stata un gran pasticcio. Dapprima, lo scorso anno, si è comunicata la scelta di rinunciare a dipingere il viso dei Mori facendo passare per sbagliata e razzista una pratica che si è sempre usata a Mendrisio. Poi si è fatta retromarcia, rimangiandosi la decisione. Ora si ricalcano le stesse insicure posizioni». A suo avviso, in un anno si è passati dall’evidenziare una questione sociologica esistente, seppur non sentita come in altre parti del mondo, all’ignorarla completamente. «Poteva essere un’occasione pacata e tranquilla per parlare di black face. Persa a causa della comunicazione zoppicante del Consiglio di Fondazione che ha contribuito alla ridicola polarizzazione del dibattito pubblico».

«Una volta che il nostro gruppo valuterà l'operato del Consiglio di Fondazione, capiremo come reagire. E in questo caso non credo si possa e si voglia andare oltre un Comunicato Stampa. Ma questa rimane una mia valutazione personale». Scacchi pensa, piuttosto, a chi - come l'Associazione delle persone afrodiscententi residenti in Svizzera e in Europa (che non esclude di segnalare addirittura il caso a Strasburgo, ndr) - «ha mostrato di sentirsi ferito dalla pratica, ha avuto una parvenza di ascolto lo scorso anno e adesso si è visto ignorato e nemmeno interpellato per la decisione finale».

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