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CANTONEIl conflitto arriva in Ticino: «La guerra ha rovinato rapporti»

24.02.22 - 10:07
La comunità ucraina in Ticino è divisa, come in patria, dagli scontri in Donbass. Le testimonianze degli expat
AFP
Il conflitto arriva in Ticino: «La guerra ha rovinato rapporti»
La comunità ucraina in Ticino è divisa, come in patria, dagli scontri in Donbass. Le testimonianze degli expat
«Amicizie finite, è tutto molto triste». Intanto l'associazione (non ufficiale) di rappresentanza della Repubblica popolare di Donetsk chiede di essere riconosciuta

LUGANO - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è atteso in Ticino tra quattro mesi. Sarà "ospite" della Confederazione per due giorni di conferenze, al Palazzo dei Congressi. Al suo arrivo potrebbe trovare - condizionale d'obbligo visto l'evolversi della situazione - una comunità di connazionali divisa come in patria: gli stessi conflitti, le stesse accuse reciproche. 

Nel frattempo è scoppiata una guerra e l'agenda potrebbe saltare. Ma la presenza di Zelensky è stata confermata dal governo ucraino al Dipartimento degli affari esteri, e da questo a tio.ch/20minuti ancora ieri. Al Palacongressi arriveranno anche il primo ministro Denys Shmyhal e diversi ministri ucraini, i rappresentanti di Stati Uniti e Unione Europea, più circa 40 paesi e 20 organizzazioni internazionali come l'Fmi, la Banca mondiale e la Nato. 

La "ambasciatrice" di Donetsk - Non è stata invitata Larissa Conti, traduttrice ucraina in Ticino da trent'anni, portavoce in Svizzera dell'autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk (regione di cui è originaria). Nel 2018 ha provato a fondare nel Luganese un'associazione di rappresentanza, mai autorizzata dalla Confederazione. «La Svizzera si ostina a non riconoscere il nostro popolo e a non ascoltarci, ma le cose dovranno cambiare» afferma. 

«Preoccupato per la mia famiglia» - Il conflitto nel Donbass non ha mancato di produrre conseguenze nella comunità ucraina in Ticino. Anche qui ci sono filo-russi e anti-Putin. «Siamo molto preoccupati per l'evolversi della situazione» racconta Oleksandr Blyzniuk, arrivato sei anni fa da Dnipro (a 200 km da Donetsk) assieme a moglie e figli. «Io non ho niente contro i russi, ma temo il governo russo. Cercano un pretesto per invadere». Il 30enne attivo nel settore informatico preferisce non pensare all'eventualità di essere chiamato alle armi. «Se le cose dovessero degenerare, cercherò di portare qui anche i miei genitori».  

«Rapporti rovinati» - Conti vede le cose in modo diametralmente opposto. «La gente di Donetsk e Lugansk è vittima da anni di attacchi da parte dell'esercito ucraino. Il riconoscimento di Putin è una gioia per gli abitanti del Donbass». Ma ammette che molti ucraini «anche miei parenti» non sono d'accordo. «Si sono rovinati molti rapporti anche qui, persone che fino a ieri erano carissimi amici, e all'improvviso non si parlano più. Tutto questo è molto triste». 

No comment - In mezzo alle divisioni c'è la Chiesa ortodossa russa di Melide, che annovera tra i suoi fedeli «russi e ucraini senza distinzione» e non vuole commentare la situazione politica. «Predichiamo il pentimento» si limita a dire il parroco Svjatoslav Zasenko, cittadino ucraino. «Se la gente tornerà a Dio, guerre, epidemie e altri disastri termineranno». Anche l'associazione Russia-Ticino preferisce non commentare, e sottolinea la propria natura a-politica. «Siamo un'associazione culturale e siamo a favore della pace» spiega la segretaria Maria Pacolli. «Il nostro scopo è e rimane tenere unita la comunità russofona e creare ponti tra le nostre nazioni». Una missione che sembra diventare ogni giorno più difficile. 

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