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CONFINE / CANTONEUna vecchia ferrovia per sgravare le strade del Mendrisiotto

24.02.22 - 06:00
Gli Amici della Valmorea vorrebbero riaprire l'antica ferrovia regionale che collega il Varesotto con il Ticino.
Ti Press
Una vecchia ferrovia per sgravare le strade del Mendrisiotto
Gli Amici della Valmorea vorrebbero riaprire l'antica ferrovia regionale che collega il Varesotto con il Ticino.
Per ora è solo un’idea, magari un po' romantica e nostalgica. Ma chissà che dopo la Stabio-Arcisate non sia la volta buona per un secondo e parallelo collegamento transfrontaliero.

MENDRISIO - È un’antica ferrovia regionale che collega Castellanza, in provincia di Varese, a Valmorea, sulla linea del confine. E poi arriva fino a Mendrisio. Proprio da quell’ultimo paese in territorio italiano deriva il suo nome. Inaugurata in un primo tratto da Castellanza a Cairate nel 1904, la Ferrovia Valmorea è lunga 36 chilometri ma oggi è chiusa. «Nel periodo 1926-1928 servì anche come ferrovia transazionale collegando Italia e Svizzera. Chiusa e riaperta varie volte nel corso del Novecento, ha smesso di funzionare definitivamente nel 2013 dopo che il Club del San Gottardo l’aveva utilizzata per qualche anno a fini turistici, portando i passeggeri che arrivavano a Mendrisio da diversi punti della Svizzera fino a Malnate Olona», spiega Nicola Ferrari, presidente dell’Associazione Amici della Ferrovia Valmorea

Un sodalizio nato nel 2005 e che ora, con una petizione che ha raccolto quasi 2000 firme, punta a riaprire la linea alla circolazione dei treni. «Siamo partiti con l’idea di riattivare la linea a scopo turistico e storico. Ma questa linea può essere utile per il trasporto locale, come servizio pendolari e quindi anche per i frontalieri. Collega poi la zona ad altre linee direttrici e a Milano Cadorna, mette in collegamento tre università come la Liuc di Castellanza, l’Università dell’Insubria e l’Università di Mendrisio. Senza contare che potrebbe servire come supporto alla linea di Laveno e risultare utile in caso di emergenza e ripiego per il traffico merci in caso di incidente della linea di Luino, che è a binario unico».

Un’idea che toglierebbe molte auto e mezzi inquinanti dalle strade del varesotto e del Canton Ticino, quindi. Ma che necessita di un investimento economico di una cinquantina di milioni di euro. Anche se, come precisa ancora Ferrari «la linea è sospesa e non dismessa. In altre parole non bisogna rifarla completamente, ma basta cambiare i binari. Il sedime c’è e non bisogna espropriare nulla: in due mesi si potrebbe rimetterla in piedi. Serve la volontà».

Quella che hanno messo i sindaci dei comuni attraversati dalla ferrovia riunendosi qualche tempo fa per la prima volta e coinvolgendo anche i consiglieri di diversi schieramenti di Regione Lombardia. «Nel 2020 il consiglio regionale della Lombardia aveva votato all’unanimità una mia proposta per il ripristino della linea della Valmorea», racconta il consigliere regionale Angelo Orsenigo, aggiungendo che i soldi per finanziare le opere potrebbero arrivare dal Pnrr o da progetti Interreg. «Vogliamo portare all’attenzione della Commissione speciale dei Rapporti tra Lombardia e Confederazione Svizzera questa questione per poter coinvolgere anche le autorità ticinesi. Un lavoro di sinergia che deve essere fatto non solo dalla Regione ma anche dallo Stato italiano nei rapporti Italia-Svizzera». Un’ipotesi a cui guarda anche Ferrari, intenzionato a recarsi in Ticino per presentare la sua proposta - un progetto di base elaborato da un gruppo di esperti dell’Associazione - alle autorità cantonali.

E chissà che, dopo la Stabio-Arcisate, non sia la volta buona per un secondo collegamento transfrontaliero e internazionale tra il varesotto e il Ticino. Magari con meno lungaggini burocratiche e attese di anni.

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