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La Posta invia un pacco sospetto: «È una truffa»

I pirati informatici sono in agguato: e via mail si spacciano per la Posta
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La Posta invia un pacco sospetto: «È una truffa»
I pirati informatici sono in agguato: e via mail si spacciano per la Posta
Il gigante giallo: «Ne siamo al corrente. Diffidate di chi chiede dati personali via mail». L'esperto Trivilini: «Aumentare la consapevolezza degli utenti»
BELLINZONA - C'è posta per te! I pirati informatici le tentano tutte: l'ultima trovata è quella di spacciarsi nientemeno che per la Posta. Una mail di avviso per un presunto pacco da ritirare - mai ordinato - ha messo in allarme un nost...

BELLINZONA - C'è posta per te! I pirati informatici le tentano tutte: l'ultima trovata è quella di spacciarsi nientemeno che per la Posta. Una mail di avviso per un presunto pacco da ritirare - mai ordinato - ha messo in allarme un nostro lettore.

Campanelli d'allarme - Alla prima mail, ne fa seguito una seconda pochi giorni dopo. «Gentile cliente, non abbiamo potuto recapitare il suo ordine a causa di informazioni sbagliate». A insospettire è l'indirizzo del mittente (zebra666@mint.odn.ne.jp) oltre a un'incongruenza sulle date.

«Diverse segnalazioni» - Dalla Posta - quella vera - confermano: ai criminali digitali piace spacciarsi per il gigante giallo. «Conosciamo bene questa truffa usata dai criminali. A causa del boom del commercio online indotto dalla corona, le aziende postali di tutto il mondo sono diventate l'obiettivo degli hacker. Di conseguenza, anche il livello di phishing della Posta è più alto dall'anno scorso rispetto agli anni precedenti» spiega il portavoce Oliver Flüeler. «Purtroppo, ci sono sempre clienti che ci contattano e lo segnalano». Negli ultimi mesi «abbiamo cercato di sensibilizzare attivamente i nostri clienti» prosegue il portavoce, ricordando che «la Posta non chiede mai ai suoi clienti per telefono, sms o e-mail di fornire dati personali». 

Come proteggersi? - Il buonsenso, una password alfanumerica e un po' di consapevolezza «restano i migliori antidoti contro gli inganni tesi dalla rete» secondo Alessandro Trivilini, professore alla Supsi e consulente della campagna cantonale Cyber Sicuro. Con la pandemia gli attacchi sono aumentati, spiega l'esperto: in Ticino nel 2020 sono state raccolte una ventina di denunce per un danno di 3 milioni di franchi.

Interviste incredibili - «I pirati informatici spesso fanno leva sulla credibilità di qualcuno, che può essere un ente familiare a molti oppure un personaggio pubblico» spiega Trivilini. Un esempio è la contraffazione di interviste a nomi importanti dell'economia, dello sport o dello spettacolo: Roger Federer, Bill Gates, il magnate svizzero Ernesto Bertarelli. Nomi di richiamo a cui sono attribuite rivelazioni sul «segreto della ricchezza» o su «investimenti segreti», naturalmente inventate di sana pianta. 

screenshot allnews.to

La cornice mediatica - «Un aspetto da rilevare è che, spesso, questi tentativi di adescamento sono inseriti in un contesto credibile, anch'esso contraffatto in modo profilato in base al destinatario dell'inganno» osserva Trivilini. Ecco quindi che la fake-news è inserita nella cornice di una testata giornalistica locale, anche ticinese, di cui si sfrutta l'autorevolezza. 

 

Naviganti avvisati - A fare da esca la prospettiva di un guadagno facile, miracoloso; o la possibilità di approfittare di un errore di consegna, nel caso della Posta. «Attraverso un'alterazione della memoria, del linguaggio e dell'attenzione viene tesa una trappola in cui gli utenti meno preparati o emotivamente fragili possono cascare. Dopotutto, basta un click» avverte il professore della Supsi. 

Caccia al ladro - La Polizia cantonale ticinese e la Fedpol hanno attivato delle unità di cyber-security e dei gruppi di lavoro sul tema. «I criminali partono però con un vantaggio, per il fatto che si muovo con agilità attraverso i confini nazionali e attraverso triangolazioni informatiche e finanziarie fanno facilmente perdere le proprie tracce». La creazione di un coordinamento di polizia trans-nazionale è all'ordine del giorno in Europa e in Svizzera, ma la caccia è appena incominciata e durerà anni. «Nel frattempo, la cosa migliore è affidarsi al buonsenso e alla prevenzione, diffondendo la cultura della consapevolezza informatica». 

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