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Quanto la dicitura “bio” sui cibi made in China è davvero affidabile?

Molti dubbi. Qualche scandalo clamoroso. E intanto la Cina intanto rafforza i criteri di validità "green".
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Quanto la dicitura “bio” sui cibi made in China è davvero affidabile?
Molti dubbi. Qualche scandalo clamoroso. E intanto la Cina intanto rafforza i criteri di validità "green".
Alla ricerca dei prodotti bio cinesi da Coop e Migros
LUGANO - Una popolazione enorme, un fabbisogno alimentare in proporzione. Ma la necessità di trovare al tempo stesso nuove strade produttive “sane” per il benessere della popolazione e per l’economia dell’esportazione. La Cina è anche quest...

LUGANO - Una popolazione enorme, un fabbisogno alimentare in proporzione. Ma la necessità di trovare al tempo stesso nuove strade produttive “sane” per il benessere della popolazione e per l’economia dell’esportazione. La Cina è anche questo quando si parla di “biologico”.

Siti, social e forum, ma anche i nutrizionisti si interrogano sulla veridicità dei prodotti bio proveniente dall’Oriente che stanno prendendo piede nel mercato e di conseguenza sulle nostre tavole. Il dubbio è che in un paese così grande, con una produzione alimentare immensa e soprattutto con livelli da “allerta inquinamento” il bio al 100% sia una chimera dietro la quale si nascondono possibili sorprese spiacevoli. La Cina è il più grande consumatore mondiale di fertilizzanti chimici e uno dei maggiori produttori e utilizzatori di pesticidi.

È una questione di "marchi" - Ma andiamo con ordine perché la produzione biologica cinese, così come tutte le cose made in China, ha una rigorosa classificazione interna. Il marchio «organic» indica la certificazione più stringente nella produzione agroalimentare del paese: no prodotti chimici, no inquinanti e no OGM. Solo questo è prodotto biologico cinese per eccellenza. Esistono poi quelli che potremmo definire una sorta di succedanei. Come il Green food, una sorta di biologico parziale, in cui entro certi limiti molto precisi è concesso l’utilizzo di sostanze chimiche; la certificazione Pollution free food in cui vengono evitate pratiche potenzialmente troppo pericolose per la salute delle persone e dell’ambiente e infine il marchio Ecological products e Ecological foods, destinato a prodotti distribuiti in locali specifici, che però non hanno necessità di seguire un vero e proprio standard certificato.

Il falso "green pork" - Un sistema certo articolato ma che desta comunque sospetto al di qua della “muraglia”. Quanto la dicitura “bio” sui cibi made in China è affidabile? Difficile dirlo anche se i controlli sono sempre maggiori. A dimostrazione dei dubbi nel 2011, tra i casi più eclatanti di scandali legati alla sicurezza alimentare e a false certificazioni in Cina vi è sicuramente il caso Walmart del falso "green pork" come venne ribattezzato. La catena Wal-Mart, conosciuta in tutto il mondo per volume di vendite al dettaglio e per la sua efficienza stava etichettando carne di maiale comune come biologica. Casi come questi non sono isolati e, le cronache di allora, in Cina come in Europa, insinuano il classico dubbio di Giovenale 'Quis custodiet ipsos custodes'? (Chi controlla i controllori) perché anche la politica degli enti che sovrintendono e certificano il biologico spesso si perde tra le pieghe del profitto. Il Centro di Certificazione Cinese dell’Alimentazione biologica (COFCC – Chinese Organic Food Certification Center) è l’organo di controllo e certificazione governativo, ma certifica meno del 30 per cento dei prodotti biologici cinesi.

Severità negli standard di valutazione - Negli ultimi anni però, in Cina, enti certificatori, istituzioni e lo stesso governo stanno lavorando per rafforzare non solo la severità degli standard, in costante aggiornamento. La “filosofia green” in Cina rappresenta quell’ambizioso progetto di inversione di tendenza verso un economia che si prenda maggiormente cura dell’ambiente e di tutto ciò che è connesso ad esso, cibo bio ed economia green o viceversa. Basterà questo sforzo a farci assaporare del cibo biologico cinese che sia tale?

Nei supermercati svizzeri, alla ricerca del bio cinese

Il bio cinese è una realtà che, seppur dubbia sotto certi aspetti, si sta diffondendo a macchia d'olio su tutto il globo. Ma quanti di questi alimenti finisce nei supermercati e sulle tavole degli svizzeri? 
Poca offerta - I più scettici possono dormire sonni tranquilli. «Generi alimentari provenienti dalla Cina sono un’eccezione, ad esempio i funghi Mu-Err - sottolinea Coop -. Li vendiamo solo sporadicamente». Lo stesso vale per i prodotti bio: «Abbiamo nel nostro assortimento solo alcuni prodotti biologici cinesi come Edamama Soybean Noodles o nu3 Spirulina», La richiesta, d'altra parte, sarebbe «bassa».

Più o meno come da Migros, dove di biologico cinese viene proposto poco e niente: «Solo due articoli, Alnatura Weisser Tee & Alnatura Goji Beeren». Qualcosa in più la si trova se non si cerca il marchio bio. «Una novantina di articoli - viene precisato -, principalmente spezie, assortimento etnico e mondo animale».  Di questi, inoltre, «non tutti risultano in vendita presso le filiali Migros in Ticino».

Controlli rigidi - Sono sicuri? Migros garantisce di sì: «Tutti i prodotti biologici che arrivano in Svizzera dall’estero devono soddisfare i severi requisiti dettati del regolamento europeo relativo alle certificazioni bio. In Svizzera, come all'estero, vi sono organizzazioni e organi di controllo indipendenti riconosciuti dalle autorità competenti, che hanno il mandato di verificare puntualmente il rispetto delle leggi relative alle certificazioni del bio. Tutte le attività e gli impianti di produzione delle aziende biologiche vengono controllati ogni anno». Le verifiche poi richiedono anche la tracciabilità del prodotto: «Ciò - spiega Migros - garantisce che il flusso di merci sia controllato fino alla coltivazione. Gli organismi di certificazione biologica, sia in patria sia all'estero, esaminano regolarmente tutti i documenti in possesso di produttori e fornitori.».

Piacciono spezie e assortimento etnico - L'interesse per questi prodotto è per giunta basso: «Per quanto riguarda i prodotti freschi e bio - conclude il gigante arancione - non c’è richiesta e nemmeno offerta». Discorso diverso per spezie e assortimento etnico: «Si tratta di articoli apprezzati anche dalla clientela ticinese, che sempre più sperimenta in cucina».

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