
Quasi come nei tempi di guerra. Dalle parti della dogana di Chiasso, al confine tra Svizzera e Italia, c'è uno sputo di terra che qualcuno ha simpaticamente ribattezzato "zona franca dell'amore". Pochi metri in cui le coppie transfrontaliere si possono incontrare. Perché il Covid-19 ha separato, e sta ancora separando, persone residenti nei due diversi Stati che, pur non essendo sposate, sono legate da un sentimento amoroso.
Delusione sui social – Una soluzione, quella della "zona franca", che sembra non bastare più. Lo si intuisce dal numero crescente di iscritti a un gruppo Facebook dedicato proprio alle coppie a cavallo tra Svizzera e Italia. Si parla addirittura di una possibile rivolta in dogana. Circa 500 gli iscritti alla pagina che porta un nome esplicito: "Coppie Italia–Svizzera... E non solo".
Oltre due mesi lontani – Mentre Berna annuncia come le dogane con Germania, Austria e Francia prossimamente subiranno un ulteriore allentamento, per quanto riguarda i rapporti tra la Confederazione e l'Italia si brancola nel buio. «I sentimenti non si calpestano – racconta un ticinese che non vede la propria fidanzata italiana dallo scorso 8 marzo –. Dopo oltre due mesi in cui abbiamo rispettato le regole emanate dalle autorità, sfociate comunque in un calo netto di contagi e decessi, pretendiamo più rispetto. Non è perché non siamo sposati che valiamo di meno».
La "zona" che non piace – Ansia e delusione anche da parte di un altro ticinese, più o meno sulla stessa barca. «Io nella "zona franca" italo-svizzera non ci vado. È un'umiliazione. Cosa dovrei fare? Stare a parlare con la mia ragazza sotto gli occhi dei doganieri? Ho ancora un po' di dignità».
Una situazione logorante – Una ragazza del Comasco, contattata sempre da Tio/20Minuti, è altrettanto scoraggiata. «È logorante. Si pensava che con le aperture economiche si potessero prendere in considerazione anche questi aspetti. Invece no. È vergognoso. L'economia conta più dell'amore? Che colpa ne abbiamo se io e il mio ragazzo ci siamo innamorati e viviamo in nazioni diverse? La politica intervenga. Non siamo bestie».
L'idea – La giovane aggiunge: «Perché non introdurre l'obbligo di sottoporsi a un tampone, in modo che in dogana si possa esibire una certificazione valida e raggiungere la persona amata senza creare pericoli? Personalmente pagherei volentieri le spese di tasca mia. Il fatto è che nessuno sta proponendo soluzioni. E questa incertezza fa male».