Influenze, polmoniti, problemi alle articolazioni. Alla base della strana epidemia, un parassita presente sugli ovini. La vicenda è sotto la lente del veterinario cantonale
AVEGNO-GORDEVIO – Tecnicamente si chiama “Coxiella Burnetii” e causa la cosiddetta Febbre Q. È il particolare parassita legato a uno specifico tipo di zecca alla base di diversi ricoveri di persone verificatisi di recente nella zona di Avegno-Gordevio. A portare il batterio in Ticino, e di conseguenza agli esseri umani, sarebbero state alcune capre arrivate dalla Svizzera interna qualche mese fa. La vicenda è sotto la lente del veterinario cantonale.
Preoccupazione – C’è una certa apprensione nella bassa Vallemaggia. Il focolaio non sarebbe stato ancora arginato. Il contagio avviene passando dalla capra alla persona. Ad esempio, semplicemente accarezzando la capra. Oppure attraverso il consumo di formaggio a latte crudo. Particolarmente sotto osservazione sarebbero due stalle che si trovano nel giro di poche decine di metri.
Effetti sull’uomo – Quali sono gli effetti sull’essere umano? C’è chi ha resistito al batterio (che muore a una temperatura superiore ai 90 gradi), a causa di un sistema immunitario particolarmente forte. Ma c’è chi ha preso una forte influenza, chi ha avuto una polmonite, chi forti dolori alle articolazioni.
Il segretario comunale – I numeri delle persone colpite sarebbero piuttosto importanti. Si parla di oltre una decina. «Abbiamo sentito parlare di questa malattia– ammette Waldo Patocchi, segretario comunale di Avegno-Gordevio –. Personalmente sono a conoscenza di due persone finite all’ospedale. Potrebbero essere anche di più, ma non so dirvi altro. Come autorità comunale non siamo competenti in materia. Spetta alle autorità cantonali dare le eventuali direttive sulla situazione».
Anche altri animali a rischio – Il problema di per sé non riguarda solo gli esseri umani. Bensì anche gli altri animali che, in un modo o nell’altro, entrano in contatto con queste capre. Ad esempio, i ruminanti. Le spore del batterio vengono disperse nell’aria. Viaggiano dunque anche per diverse decine di metri. Potenzialmente possono colpire anche bestie selvatiche o animali domestici.
Il veterinario cantonale – E allora, vista la situazione particolarmente delicata, ci si chiede come mai il veterinario cantonale, Luca Bacciarini, non abbia ancora diramato un comunicato pubblico sulla questione. «Semplicemente perché non volevamo creare allarmismi – sottolinea –. Il problema c’è. Ma lo stiamo monitorando con attenzione. La situazione è sotto controllo. In ogni caso presto faremo un comunicato per i media sulla questione».