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LUGANOIl Lido fa 90: dal costume intero al topless a pancia in giù

06.08.18 - 21:59
Nato come esclusivo ritrovo, diventò popolare con le piscine negli anni ‘50 e poi fu rilevato dalla Città nel 2002. I ricordi dello storico direttore Antonio Regazzoni
Il Lido fa 90: dal costume intero al topless a pancia in giù
Nato come esclusivo ritrovo, diventò popolare con le piscine negli anni ‘50 e poi fu rilevato dalla Città nel 2002. I ricordi dello storico direttore Antonio Regazzoni

LUGANO - «Ai miei tempi avevo bisogno come il pane che facesse bel tempo. Certe domeniche facevamo cinquemila entrate» ricorda Antonio Regazzoni, 92 anni, storico direttore dal 1970 al 1993 del Lido di Lugano. Mutatis mutantis, non è cambiato molto, ieri come adesso la struttura, che oggi ha toccato la boa dei suoi primi 90 anni, vive di sole.

L’inizio rapido e chic - «Dalla costituzione della "Sa Bagno spiaggia Sa Lido di Lugano" all’inaugurazione della struttura, il 6 agosto 1928, passarono solo quattro mesi. Merito soprattutto delle capacità dei costruttori amburghesi» dice Regazzoni. Il Lido in stile liberty, progettato dall’architetto Americo Marazzi, nasce per iniziativa di alcune personalità cittadine. Il luogo prescelto? «C’erano due opzioni: all’interno del Ciani oppure dove sorgeva la discarica dei rifiuti di Lugano. Vinse la seconda». Gli albergatori, assieme ad alcuni banchieri, furono il motore dell’idea. «Il primo Lido era diviso in due parti, a destra vicino alla Foce c’era la parte riservata ai "ricchi" e a sinistra quella sportiva con la società nuoto».

L’entrata a 20 franchi - «Era una struttura esclusiva, pensata soprattutto per i turisti. Per entrare si pagava l’equivalente di 20 franchi oggi. Ma ad accogliere i bagnanti c’era un uomo in livrea e poi all’interno negozi di coiffeur e una cucina raffinata gestita dal signor Lutz, il proprietario dell’esclusivo ristorante Huguenin».  

L’evoluzione dei costumi - Per nascere il primo Lido fu sottoposto all’esame della Chiesa che ne certificò la moralità. Del resto i costumi erano castigatissimi: «Gli uomini erano obbligati a portare il costume intero allacciato sulle spalle» ricorda Regazzoni. Ben diverso il cambiamento che si trovò a gestire lui, coi primi topless negli anni 70: «Il seno scoperto era tollerato, dicevamo però alle signore di rimanere distese a pancia in giù».

Arrivano le piscine - Da piccolo esclusivo club balneare a struttura completa. La svolta avviene, ricorda l’ex direttore, sul finire degli anni cinquanta: «Dal nulla, investendo solo 315mila franchi, fu costruita una piscina olimpionica, una piscina per non nuotatori e una per i più piccoli, chiamata “Biancaneve” con tanto di nanetti». Buona parte di queste infrastrutture rimasero fino al 2002 quando la Città rilevò e riammodernò il Lido.

Il lago non balneabile - Le piscine diventano vitali quando a cavallo degli anni settanta il Cantone vietò la balneazione nel Ceresio. E l’epoca che precede gli impianti di depurazione e bagnarsi nel lago non è consigliabile. Ma anche le piscine richiedevano abilità per essere tenute pulite: «Prima di diventare direttore ero dirigente di un’industria farmaceutica con una sede anche a Grono. Quell’esperienza mi aiutò moltissimo, sia a maneggiare sostanze come il cloro o la soda caustica, sia a guidare le persone. Il mio personale si riduceva a cinque dipendenti. Io dovevo occuparmi di tutto».

Ieri, oggi e domani - «Il mio primo ricordo del Lido? Era il 1936 e per insegnarmi a nuotare mi tennero la testa sott'acqua. Per tre anni non ne vollì più sapere. Poi ricordo anche, subito dopo la guerra, la visita in divisa del generale Clark comandante delle truppe Usa in Italia». La struttura oggi? «Penso che sia il più bel Lido della Svizzera. E, pur non mettendoci il naso, se hanno bisogno sanno che sono sempre a disposizione».

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