Il cancro all’ipofisi della 32enne Nicole M. raggiungeva i 6,5 centimetri di larghezza. L’esperto Michael Reinert: «La scienza deve ancora capire molto»
BIASCA – «Quel maxi tumore cresceva lentamente nella mia testa da circa dieci anni». Nicole M., 32enne di Biasca, ancora fa fatica a crederci. La massa del tumore all’ipofisi, che l’ha costretta a sottoporsi a ben tre operazioni, aveva misure da brividi. Fino a 6,5 centimetri di larghezza. «Solitamente – spiega Michael Reinert, primario di neurochirurgia al Neurocentro della Svizzera italiana – per un tumore del genere si dovrebbero avvertire sintomi molto prima. È particolare il fatto che possa essersi sviluppato per tutto quel tempo senza che la paziente se ne accorgesse».
Aggressività e nervosismo – Nicole accetta di raccontare la sua storia. E di ripercorrere, passo per passo, le tappe del suo calvario. La diagnosi arriva ad aprile 2015. Ma è nella primavera del 2014 che Nicole si rende conto che qualcosa non quadra più nella sua quotidianità. «Nel giro di pochi anni ero aumentata di venti chili. Mangiavo in continuazione, avevo sempre fame. E poi vomitavo, proprio perché non volevo mettere ulteriore peso. Inoltre ero aggressiva, nervosa. Svogliata. Tanto da finire per essere licenziata dall’ufficio in cui ero impiegata».
Intervento in tre tappe – All’inizio c’è chi ipotizza che il problema della giovane di Biasca possa essere di natura psicologica. «Però – riprende Nicole – a tratti camminavo a zig zag. Uno strano campanello d’allarme. Dopo vari esami, i medici mi hanno trovato un tumore benigno all’ipofisi molto esteso. Uno dei più grandi registrati in Svizzera. Talmente grande che non si poteva toglierlo con un solo intervento. Ecco perché mi hanno dovuto fare tre operazioni».
Stanchezza continua – Nicole si è sottoposta a sei settimane di terapia protonica. Ora continua a fare iniezioni. Una volta al mese. «Per impedire che la massa tumorale ricresca. Tutto questo mi stanca molto. Ho ricominciato a lavorare, qualche ora al giorno. Di più non reggo. Sono consapevole che questa storia condizionerà per sempre la mia esistenza. Lo devo accettare».
Il bicchiere mezzo pieno – La 32enne di Biasca mantiene, comunque, un certo ottimismo. «Sono contenta per come si sono sviluppate le cose. Poteva andare peggio. Il tumore era posizionato in una parte molto delicata della testa».
Genetica – La scienza non è ancora riuscita ad avere una visione a 360 gradi sulle problematiche legate al tumore al cervello. «In Svizzera si registrano circa quattromila casi all’anno – sottolinea Reinert – circa duecento nella Svizzera italiana. Il tumore al cervello può avere quasi una trentina di varianti. Tra le cause certe del tumore cerebrale c’è sicuramente la genetica. Le radiazioni del cellulare? Stando ad alcuni studi non sembrano essere correlate al cancro cerebrale. La scienza, in ogni caso, ha ancora parecchio da scoprire in questi ambiti».
Speranza di vita – Nei casi in cui il tumore è maligno, la speranza di vita del paziente può ridursi drasticamente. «Il tasso di mortalità – sostiene Reinert – dipende molto dalla tipologia specifica del singolo tumore. In alcuni casi la soglia di sopravvivenza è fissata a due anni di vita. In altri casi, il paziente può vivere molto di più. Il problema è che non sempre il tumore viene individuato con rapidità. Possono passare tanti anni dalla nascita della cellula madre al manifestarsi dei primi sintomi».