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Sugli spalti occhio ai dischi volanti

Hockey su ghiaccio: un bambino zurighese diventa una maschera di sangue dopo essere stato colpito dal 'puck'. Bruno Bernasconi dell'Upi: "Servono maggiori protezioni, un disco può avere effetti devastanti"
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Sugli spalti occhio ai dischi volanti
Hockey su ghiaccio: un bambino zurighese diventa una maschera di sangue dopo essere stato colpito dal 'puck'. Bruno Bernasconi dell'Upi: "Servono maggiori protezioni, un disco può avere effetti devastanti"
LUGANO – Una maschera di sangue. Così appariva mercoledì sera un bimbo zurighese di 6 anni con la sua famiglia sugli spalti dell’Hallenstadion di Zurigo per vedere la partita di hockey su ghiaccio tra i padroni di ca...

LUGANO – Una maschera di sangue. Così appariva mercoledì sera un bimbo zurighese di 6 anni con la sua famiglia sugli spalti dell’Hallenstadion di Zurigo per vedere la partita di hockey su ghiaccio tra i padroni di casa e il Langnau. A colpirlo al volto il disco da gioco, schizzato via dal ghiaccio ad alta velocità. L’immagine ha fatto il giro della Svizzera. E ora c’è chi propone di correre ai ripari. “Il tema è sottovalutato – spiega Bruno Bernasconi dell’Ufficio prevenzione infortuni (Upi) –, ci sono delle direttive di base diramate dalla Federazione, è vero, ma servirebbe maggiore protezione sulle piste di ghiaccio. Anche in Ticino. E non solo per quanto riguarda le squadre di alto livello. Io mi riferisco anche ai campionati minori, dove le barriere sono praticamente nulle”.

Reti e plexiglas - Alla Resega di Lugano un caso simile a quello di Zurigo era accaduto lo scorso anno, con un signore di mezza età colpito al volto da un disco volante. Per Alain Vetterli, responsabile sicurezza per l’HC Lugano, il problema c’è e andrebbe risolto con una certa rapidità. “In generale i pericoli sono ridotti, ma si sta discutendo su quali correttivi attuare per migliorare ulteriormente le condizioni della nostra pista. Da noi il rischio potenziale è sugli spalti est e ovest. Non nelle curve perché lì ci sono le reti”. Ma trovare una soluzione non sembra per nulla facile. “Abbiamo parlato con diversi tifosi. Non vogliono né le reti né le barriere in plexiglas. Con le reti si sentono ‘in gabbia’, mentre il plexiglas distorce in parte la visione della partita”.

Pericolo o spettacolo - Bruno Bernasconi prosegue la sua analisi. “La gente si rende conto del pericolo ma non vuole rischiare di non gustarsi lo spettacolo. Questo genere di incidenti non è frequentissimo. Ma va anche detto che un disco può viaggiare anche a una velocità di 100 chilometri all’ora. Basterebbe che viaggiasse a 40 all’ora per causare danni devastanti. Oggi poi il gioco dell’hockey è diventato molto più veloce rispetto al passato, tecnica e potenza sono aumentate, non si può più fare finta di nulla e ragionare come si faceva 20 anni fa. Le cifre sui feriti? Non ne abbiamo, anche perché spesso chi viene colpito va a casa con le sue gambe e non si annuncia. Però per colpa di un disco impazzito ho visto anche gente finire all’ospedale in ambulanza”. 

Parametri - Sacha Gobbi, portavoce dell’HC Ambrì Piotta, cerca di relativizzare. “Ogni tanto un disco salta fuori dalla pista, fa parte dell’hockey. Noi seguiamo i parametri dettati dalla Lega. E la Lega finora non ha chiesto una copertura totale degli spalti, che tra l’altro farebbe diminuire il fascino di questo sport. In pista basta un contrasto, un tiro venuto male, una deviazione. È tutto accidentale, sono cose che non si possono prevedere, purtroppo bisogna convivere con i rischi. E questi rischi sono comunque ridotti”.

Questione di relax - “Ma uno va allo stadio per divertirsi – puntualizza Bernasconi –, per distrarsi. Non può stare tutto il tempo in tensione sperando che non gli cada un disco in testa. Le società fanno bene a pensare a nuove soluzioni, è una questione di buonsenso”. In chiusura Bernasconi torna sulle leghe minori. “Lì i pericoli sono maggiori perché davvero spesso non c’è nulla che possa proteggere gli spettatori. È vero che il pubblico è più scarso, ma non può essere un criterio di valutazione. Il morto o il ferito ci possono scappare comunque”.

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