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LOCARNO

"Ecco perché bisogna salvare il Canetti"

Ricordi e nostalgia: l'appello di Ivan Zucconi, ticinese all'estero: "Cerchiamo di non dimenticare chi siamo". Scarica la commovente lettera scritta dalle Highlands scozzesi
Tipress (archivio)
"Ecco perché bisogna salvare il Canetti"
Ricordi e nostalgia: l'appello di Ivan Zucconi, ticinese all'estero: "Cerchiamo di non dimenticare chi siamo". Scarica la commovente lettera scritta dalle Highlands scozzesi
LOCARNO – Una lettera colma di emozioni spiega ai locarnesi perché bisogna salvare l’osteria Canetti, in Piazza Grande. Il mittente è Ivan Zucconi, classe 1969, emigrante ticinese. La scrive da una barca, in mezzo al...

LOCARNO – Una lettera colma di emozioni spiega ai locarnesi perché bisogna salvare l’osteria Canetti, in Piazza Grande. Il mittente è Ivan Zucconi, classe 1969, emigrante ticinese. La scrive da una barca, in mezzo alle acque scozzesi. Perché il destino ha voluto che questo patrizio di Ronco Sopra Ascona, ex carpentiere e imprenditore di successo, a un certo punto della sua vita iniziasse a girare per i mari del mondo. Ora vive nelle Highlands scozzesi, a circa 40 miglia dal lago di Lochness, e fa il palombaro nel mare del nord.

Emigrante moderno - Un emigrante moderno, che nel suo testo traccia il paragone con quelli del passato. “Che ci mettevano mesi prima di potere avere notizie dal Ticino. Io invece mi aggiorno continuamente tramite Ticinonline. Persino quando sono sulla mia nave, durante i miei turni di lavoro, io so sempre cosa succede”. E poi entra nel merito della vicenda Canetti. La storica osteria locarnese rischia di chiudere. Negli scorsi giorni sono state raccolte oltre 1200 firme per convincere il Municipio a scendere in campo per salvaguardarlo. Potrebbero anche non bastare. E allora ecco l’appello di un ticinese all’estero che sprona i suoi concittadini. “Il Canetti era uno dei posti di cui da apprendista carpentiere sentivo spesso discutere. Dagli operai, dagli anziani della ditta, tutti patiti di scopa e paglia, quella attorno ai fiaschi si intende. Uno in particolare era di casa al Canetti”.

Ricordi struggenti - Ivan Zucconi racconta che al Canetti ci andava a mangiare a mezzogiorno, in pausa pranzo. Erano i primi anni ’80. E poi per l’inizio delle serate in compagnia degli amici. “Il Canetti era sempre un luogo magico, ci si trovava sempre qualcuno, a volte forse un po’ fumoso, ma a ripensarci era così come doveva essere. La Piazza Grande, vista da noi giovani che scendevamo la sera era fatta di tre angoli: Canetti, Cinema Rex e Angelo. Inoltre c’erano la Posta, quel bellissimo palazzo con le belle arcate, e come la Zingara e il Jelmoli”. Lo sguardo di Ivan Zucconi torna al presente. “Ora, col passare degli anni, a poco a poco i locali chiudono, cambiano faccia, nome, e addirittura non esistono più, ed è triste vedere questi cambiamenti”.

Cambiamenti - Già, i cambiamenti. È su questi che l’emigrante pone la sua attenzione. “Ne sono avvenuti troppi in questa Locarno. Oggi Locarno sembra come una scala con dei gradini mancanti. Troppi locali tipici di quel vecchio Ticino sono scomparsi. Suoni, rumori e odori delle osterie di paese. Ritengo che il Canetti sia uno degli ultimi ritrovi della piazza e che tale debba rimanere. Troppe osterie sono state trasformate in boutiques o pizzerie, troppi vecchi ritrovi sono scomparsi, Troppi locali tipici e non solo di Locarno, alla morte del “padronn” hanno chiuso”.  

Grido di speranza - Infine, il grido di speranza. Rivolto ai ticinesi e in particolare ai locarnesi. “Cerchiamo di non dimenticare chi siamo e perché lo siamo. E se poi c’è la fortuna che una persona voglia mantenere un locale o uno stabile così come lo abbiamo sempre visto, cerchiamo di supportarlo e di aiutarlo, e non cediamo sempre e ancora al volere del soldo. Vorrei ricordare il Canetti così come lo ricordo e sapere che continua a esserci. Io lo visiterò magari solo una volta all’anno, ma i locarnesi lo devono poter visitare sempre e vivervi i momenti belli, sentire i suoi rumori, i suoi profumi”.

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