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Alla Caritas il mercatino diventa boutique

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Alla Caritas il mercatino diventa boutique
LUGANO - Alla Caritas il mercatino diventa boutique. Si chiamerà Catishop e sarà il nuovo grande negozio di mobili, abiti ed oggetti della  Caritas Ticino a Pregassona.  Sorgerà accanto alla sede centrale di Carita...

LUGANO - Alla Caritas il mercatino diventa boutique. Si chiamerà Catishop e sarà il nuovo grande negozio di mobili, abiti ed oggetti della  Caritas Ticino a Pregassona.  Sorgerà accanto alla sede centrale di Caritas Ticino ed ospiterà il programma occupazionale di Lugano. L’apertura è prevista nella primavera del 2012.

Ma una seconda novità della boutique reale è la sua stretta connessione  con il negozio virtuale www.catishop.ch che diventerà sempre più il prolungamento online dei negozi di Caritas Ticino. Terza ed ultima novità in fatto di aperture è quella del nuovo mercatino dell’usato nella struttura di Caritas Ticino a Pollegio ubicato nell’ex istituto Santa Maria. L’inaugurazione è prevista il prossimo 8 marzo 2011, giornata della donna.

Quella dei mercatini e dei negozi è per la Caritas un’attività importante e non solo perché produce un fatturato interessante (nel 2009  un milione e 300 mila franchi circa) utile a sostenere ulteriori attività solidali,  ma soprattutto perché in questo modo  si trasformano in pratica il principio della carità. Come ci spiega Dara Noris, operatrice alla Caritas a Pregassona “Una delle forme per concretizzare e tradurre in pratica l’assunto teorico di cui sopra sono i negozi di Caritas Ticino (mercatini e catishop). Si tratta infatti di valorizzare due aspetti complementari senza isolare, ghettizzandoli, coloro che hanno delle difficoltà di ordine finanziario. I nostri negozi infatti hanno la particolarità di offrire a prezzi contenuti, mobili, vestiti, oggetti e talvolta derrate alimentari a tutti e non solo a chi si presenta con la tessera di povero come accade nelle strutture previste in questo senso in tutta la Svizzera. I nostri negozi sono invece aperti a chiunque, ricco o povero che sia, e utilizzano gli introiti per finanziare le attività sociali dell’organizzazione che hanno meno possibilità di autofinanziamento”.

Insomma, nulla a che fare con le forme di assistenzialismo che ghettizzano i poveri con forme di distribuzione di beni a pioggia ai meno abbienti.

E poi c’è di qualcosa in più. La forma commerciale della Caritas si fonda sul criterio fondamentale dell’ottimizzazione delle risorse, un’attenzione ecologica nella lotta allo spreco da una parte, e di prolungamento dell’esistenza di tutto quanto può essere riutilizzato. “ Chi consegna mobili, oggetti, abiti o derrate alimentari che verrebbero distrutti, realizza con noi un modello ecologico di condivisione solidale. Modello che si rivolge da una parte a chi, meno abbiente, può acquistare a buon mercato, ma senza l’umiliazione e la marginalizzazione dell’essere identificato come povero, e dall’altra essendo aperto a chiunque permette il coinvolgimento con un sistema economico di autofinanziamento all’attività sociale”. 

Sa. Me.
 

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