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GIUBIASCO/BERGAMO

"Mi hanno tagliato mani e piedi, ma ho tanta voglia di vivere"

La drammatica vicenda di Renato Visinoni. Trent'anni fa un gravissimo incidente e l'asportazione della milza. Poi, una vita normalissima. Fino allo scorso, terribile, Natale e all'infezione che lo ha messo in ginocchio. Ora l'appello con la richiesta di aiuto.
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"Mi hanno tagliato mani e piedi, ma ho tanta voglia di vivere"
La drammatica vicenda di Renato Visinoni. Trent'anni fa un gravissimo incidente e l'asportazione della milza. Poi, una vita normalissima. Fino allo scorso, terribile, Natale e all'infezione che lo ha messo in ginocchio. Ora l'appello con la richiesta di aiuto.
GIUBIASCO/ BERGAMO – Lo scorso Natale Renato Visinoni non se lo scorderà mai. Fino ad allora questo simpatico 48enne nato e cresciuto a Giubiasco, ma da una decina d’anni residente a Rovetta, in provincia di Bergamo, sua terra...

GIUBIASCO/ BERGAMO – Lo scorso Natale Renato Visinoni non se lo scorderà mai. Fino ad allora questo simpatico 48enne nato e cresciuto a Giubiasco, ma da una decina d’anni residente a Rovetta, in provincia di Bergamo, sua terra d’origine, conduceva una vita normale. Il lavoro nel bar di famiglia, gli affetti, gli amici. Oggi si ritrova con le mani e con i piedi amputati, a causa di una gravissima infezione. A scatenare il tutto, l’asportazione della milza, subita 30 anni prima in seguito a un tremendo incidente stradale. “Ma per 30 anni ho vissuto bene, senza alcun problema – dice Renato –. Nessuno mi aveva spiegato che le persone senza milza avrebbero potuto essere vittime del pneumococco, il micidiale batterio che si è intrufolato nel mio corpo e che ha rischiato di farmi morire. E pensare che esiste un vaccino per combatterlo”.

Vigilia d’agonia - La sera del 23 dicembre Renato stava preparando i biscotti di Natale con Denise, la sua compagna. All’improvviso, un capogiro. E poi la febbre che inizia a salire. Il mattino successivo Renato, preoccupato, chiama il picchetto medico. “Pensavano che probabilmente si trattava di una banale influenza – spiega –. Dodici ore dopo mi trovavo in coma, incubato e immobile in un letto d’ospedale. E soprattutto in punto di morte. I medici mi hanno diagnosticato uno choch settico”. Renato a detta degli specialisti sembra spacciato. “I medici – racconta il fratello Paolo, che vive a Riazzino – ci hanno detto che, probabilmente, non ce l’avrebbe fatta a sopravvivere. È stato terribile. Anche perché mio fratello fino a qualche giorno prima era in buona salute. Nessuno se lo aspettava”. Dopo diversi giorni tra la vita e la morte, il 48enne, incredibilmente, si risveglia e reagisce. Ma il prezzo da pagare è alto. “Ho dovuto subire l’amputazione delle mani e dei piedi, perché necrotizzati”, conferma Renato. 

Cinque lunghi mesi - Da quel drammatico Natale sono passati cinque mesi. Cinque mesi di sofferenze. Ma anche di speranze. Si fa forza, Renato. Nonostante la grave menomazione, ha ancora tanta voglia di vivere. “Sì – ammette – e desidero avere una vita dignitosa e di potere ancora lavorare. La strada da percorrere sarà lunga e dolorosa, lo so. Ma ce la metterò tutta”. La difficoltà più grande per Renato, che attualmente necessita di essere assistito 24 ore su 24, ora sarà quella di imparare a gestire ben quattro protesi: “La mia fortuna è stata quella di avere una compagna e una famiglia che mi vogliono bene e che mi sono vicini in questa difficile sfida”.

L’appello - Per aiutare Renato a sostenere le costosissime spese per l’acquisto e la costante manutenzione delle quattro protesi Paolo e sua moglie Rita hanno lanciato una raccolta fondi (si veda il box in basso) in Svizzera e in Italia. “Purtroppo le spese sono altissime – precisa Paolo –. Anche quelle di riabilitazione, presso il centro di riabilitazione di Budrio, a Bologna. Purtroppo l’assistenza sanitaria italiana non copre tutte le spese. Mio fratello ha un sogno: avere quattro protesi ed essere il piu autosufficiente possibile. Vogliamo provare a realizzarlo. Saremo profondamente grati a tutti coloro che di daranno anche solo un piccolo contributo”. 

Patrick Mancini

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