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TICINOStorie di genitori gay alle prese con i figli

03.04.06 - 07:24
Essere genitori, ed essere gay. Secondo stime pubblicate di recente sulla stampa d'oltralpe, in Svizzera vivono 4000 coppie di donne omosessuali con bambini, e circa un quinto degli uomini gay ha un figlio nato da una precedente relazione eterosessuale. Ecco la storia tutta ticinese di C. Intervista al dottor Luca Pietrantoni della Facoltà di Psicologia dell'Università degli Studi di Bologna Negli Stati Uniti ai genitori gay i "trash children", i "bambini spazzatura", orfani e con handicap fisici
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Storie di genitori gay alle prese con i figli
Essere genitori, ed essere gay. Secondo stime pubblicate di recente sulla stampa d'oltralpe, in Svizzera vivono 4000 coppie di donne omosessuali con bambini, e circa un quinto degli uomini gay ha un figlio nato da una precedente relazione eterosessuale. Ecco la storia tutta ticinese di C. Intervista al dottor Luca Pietrantoni della Facoltà di Psicologia dell'Università degli Studi di Bologna Negli Stati Uniti ai genitori gay i "trash children", i "bambini spazzatura", orfani e con handicap fisici
 
LUGANO - La storia di C. (ci è stato chiesto di omettere il suo nome per esteso) è quella di una  donna che ad un certo punto della sua vita ha deciso di dare vita ai propri desideri  affettivi e seguire la propria inclinazione sessuale. Ha lasciato dunque il marito con il  quale aveva concepito un bambino, ed è andata a vivere con una donna. Da un giorno all'altro si è ritrovata con una nuova vita: una partner del suo stesso sesso, un figlio di 12 anni,  e altri tre bambini (di 6, 8 e  10 anni) della sua compagna. Tutto ciò accadeva circa 14  anni fa.

Oggi C. continua a vivere la sua storia accanto alla sua donna, e a svolgere il ruolo di  madre. Una "famiglia gay" dunque, come se ne sentono parlare tante in realtà ben più grosse  e articolate. Ad esempio negli Stati Uniti; ma nel nostro caso si è svolta in un paesino del Locarnese e oggi a Lugano. La storia di C. è solo la punta dell'iceberg. Difficile stabilire quanti sono gli  uomini e le donne che hanno avuto dei figli da una precedente relazione eterosessuale e che si sono scoperti gay in un secondo momento. Stando a quanto ci  raccontano le persone che abbiamo ascoltato le chat sono piene di padri e madri   omosessuali. Anche in Ticino.
 
Oggi C. ha un'aria tranquilla, sembra soddisfatta, ma dietro all'aria tranquilla c'è un passato con grandi conflitti interiori. L'abbiamo incontrata e ci ha raccontato la sua storia di genitore gay.
 
 
"Circa quindici anni fa ho deciso di lasciare mio marito e andare a vivere con una donna.  Non è stata una decisione facile. Temevo che le persone che mi stavano accanto potessero soffrire. Soprattutto temevo per mio figlio. La decisione è stata presa dopo anni di riflessioni, durante i quali mi rendevo conto che il desiderio di stare con una donna era sempre molto forte.  Mio marito è stato una persona intelligente e ha capito.  Oggi sono  contenta della decisione che ho preso".
 
Avevate già un bambino. Che età aveva quando vi siete separati, e soprattutto come gli avete comunicato che la mamma andava a vivere con una donna?
"Nostro figlio aveva 12 anni. Inizialmente non gli abbiamo detto nulla. Per evitare che  potesse avere qualche problema ho deciso di affidare  il bambino a mio marito. Sono andata  ad abitare a 500 metri dal padre. In quel periodo lavoravamo ad orari alternati: lui di giorno, io di notte. Il bambino viveva con me durante la giornata, mentre di notte lo seguiva il padre. In questo modo non è venuto a conoscenza che io di notte dividevo la mia  vita con un'altra donna.
 
E poi cosa è successo?
"Dopo un anno, non mi sono più sentita di nascondere la mia vita. Sono stata io a iniziare il discorso, ma il bambino mi ha interrotto e ha continuato lui la conversazione, dimostrando così di aver capito tutto già da tempo e che per lui io restavo la mamma di sempre. I bambini non si sconvolgono più di tanto. Sono gli adulti che si creano un sacco di problemi: la mia scelta di vita è stata sofferta non da mio figlio, ma da mia madre che inizialmente non mi ha accettata creandomi non pochi problemi".
 
Precedentemente avevate mai parlato di omosessualità al bambino?
"Non abbiamo mai parlato del desiderio omosessuale della mamma, né tanto meno di quella femminile in generale. Era un discorso che veniva affrontato solo tra me e mio marito. Mio figlio si è fatto un'idea sull'argomento leggendo, oppure sentendone parlare in giro o in televisione. Diverso il discorso invece per quanto concerne l'omosessualità maschile. Avendo avuto in gestione un bar nel Locarnese, è capitato che avessimo anche dei clienti gay tra i ragazzi, quindi era a conoscenza della loro esistenza".
 
Il bambino ha parlato di questa situazione con gli amici?
"Gli ho chiesto esplicitamente di non parlarne con i suoi compagni. Innanzitutto perchè è una cosa intima, che mi riguarda personalmente e sono io a decidere chi deve essere messo al  corrente di questa storia. Inoltre lo scopo di questa decisione era anche quello di tutelare la sua privacy: non tutti gli adolescenti hanno la maturità necessaria per capire e accettare una situazione di questo tipo. Mio figlio ha accettato il tutto senza difficoltà, ma che ne sappiamo come avrebbero reagito i suoi amici?"
 
Non siete sicuramente l'unica coppia gay che si ritrova a dover crescere dei figli. Negli Stati Uniti ce ne sono tanti, ma lì la realtà sociale è diversa. In un paesino del locarnese non deve essere stato facile.
"Certo. Si è soggetti alle critiche e al giudizio della gente. Ma di passi avanti ne ha fatti anche il Ticino negli ultimi anni, penso alla legge sul partenariato. E poi oggi vivo a Lugano".
 
Oggi suo figlio ha 26 anni. Frequenta la sua casa e conosce la sua compagna?
"Certo. Abbiamo un ottimo rapporto e viene da noi quando vuole senza nessun problema. Tutte le festività le trascorriamo insieme: la mia compagna, i nostri rispettivi mariti e i tre figli della mia compagna di 17, 19 e 21 anni, i nonni. Detto così sembra una famiglia felice, e in fondo lo siamo, ma in passato  abbiamo dovuto affrontare molti momenti difficili".
 
Quali ad esempio?
"La difficoltà maggiore l'ha creata inizialmente mia madre. La rottura del rapporto con mio marito e la successiva unione con una donna è stata la cosa che ha fatto a fatica a digerire".
 
Quale atteggiamento avete avuto invece con i figli della sua compagna?
"Quando abbiamo iniziato la nostra unione i suoi figli erano piccoli, avevano tra i 6 e i 10 anni. Inizialmente non abbiamo detto nulla a nessuno. Dopo un po' di tempo la più grande ha avuto qualche dubbio e ha iniziato a porre le prime domande. Abbiamo sempre risposto a tutto ciò che ci chiedeva e alla fine è rimasta contenta delle nostre risposte e non ha avuto 
nessun problema. La seconda ragazza invece ha impiegato qualche tempo in più a digerire la nostra storia, non voleva più parlarmi e soffriva non tanto per avere la mamma omosessuale ma piuttosto perchè faceva fatica a rivolgermi la parola. Voleva parlarmi, ma non ce la faceva, e questa situazione la tormentava".
 
Comprendo che non è una situazione facile. Secondo lei in che modo andrebbe spiegato ai  bambini?
"Non bisogna spiegare nulla. Bisogna aspettare le domande. E di fronte alle domande rispondere serenamente".
 
Cosa si sente invece di rispondere a color che affermano che un bambino non può crescere con due mamme o con due papà, perchè altrimenti potrebbe sviluppare tendenze omosessuali.
"È un'idea del tutto sbagliata. Con il ritmo di vita che abbiamo oggi, il bambino purtroppo non vive ininterrottamente insieme alle due mamme o ai due papà. Il bambino va a scuola, frequenta altri bambini, e soprattutto è a contatto con i docenti. È con questi ultimi che trascorrono più tempo. È di loro che dobbiamo preoccuparci, e di come educano i nostri figli, di quali insegnamenti impartiscono loro. Spesso gli insegnanti diventano agli occhi dei bambini degli 'intoccabili'. Guai a metterli in discussione o a criticarli. I ragazzi vengono a conoscenza del mondo attraverso la scuola, interagendo con gli amici, guardando la Tv, Internet, non certo frequentando i genitori".
 
Eppure ci dicono che per un equilibrato sviluppo è necessario che il bambino abbia come riferimento una figura paterna e una materna.
"Questo non è del tutto vero. Per un equilibrato sviluppo è necessario che il bambino venga circondato dall'affetto. Poi ci può essere una figura dalla sensibilità più femminile e un'altra più mascolina, ma il punto principale è l'affetto. Non credo nella differenziazione dei ruoli e delle figure all'interno di una coppia. Conosco famiglie eterosessuali dove la madre era autoritaria, e padri dalla personalità affettuosa e più femminile. Mio figlio è cresciuto con una madre gay, eppure è eterosessuale".
 


 

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