LUGANO: Sempre più ombre su Lagestion, Pelossi e Jermini
Il Corriere della Sera ritorna sul caso Pelossi e sui suoi coinvolgimenti con Jermini e la fiduciaria Lagestion di Lugano a poche settimane dall’inizio del processo di Milano per riciclaggio.
Ma vediamo cosa scrive il più importante quotidiano italiano.
Il processo a Giorgio Pelossi, accusato dai giudici di Milano per riciclaggio, dovrebbe, salvo nuovi rinvii, cominciare nella prossima estate.
Pelossi, inoltre, è anche nel mirino della magistratura ticinese, in quanto, dopo la morte di Jermini, è passato in primo piano nella fiduciaria Lagestion di Lugano quale vicepresidente della società. Con la propria uscita di scena, Jermini ha lasciato alle spalle una lunga scia di sospetti ed interrogativi che, in questo momento, coinvolgono proprio Giorgio Pelossi.
Ma i guai il finanziere ticinese se li era già cercati nel 1995 quando si presentò ai magistrati di Ausburg per denunciare il suo vecchio amico e socio Karlheinz Schreiber. Insieme avevano gestito decine d'affari, non sempre al disopra di ogni sospetto. E quando la magistratura tedesca andò ad approfondire il dossier presentato dal vicepresidente della Lagestion si scoprì che da Schreiber erano passati finanziamenti miliardari alla Cdu, il partito guidato da Kohl. Il denaro, secondo le accuse, arrivava da grandi aziende in cambio di favori del governo. Caso classico quello della Thyssen, che avrebbe compensato il partito di Kohl per il via libera governativo alla fornitura di carri armati all'Arabia Saudita. Era Schreiber a gestire i rapporti tra l'azienda e i politici, con Pelossi che si occupava delle questioni finanziarie. E per evitare curiosità inopportune tutto transitava dal paradiso fiscale del Liechtenstein, dove i due uomini d'affari gestivano una costellazione di società off shore.
A metà degli Anni Novanta la collaborazione tra Pelossi e Schreiber terminò bruscamente tra reciproche accuse di tradimenti e ruberie. Ognuno per la sua strada, quindi. Il finanziere ticinese tornò ai suoi affari di sempre, in compagnia, tra gli altri, di Jermini. Nel gennaio di due anni fa arriva l'arresto, a Chicago, su ordine della magistratura milanese. Pelossi avrebbe riciclato miliardi provenienti dal traffico di droga di un clan della camorra.
Il triangolo del mistero vede anche il suicidio di Helios Jermini. Qualcuno, sia in Ticino che in Italia, lo già ha definito “la prima vittima della legge Tremonti”. Esagerata o meno la definizione, la verità sembra stare nel mezzo (come sempre). Da una parte è vero che la maggioranza dei clienti di Jermini fossero italiani, ed il Corriere della Sera cita come esempio la famiglia piemontese Rosso fondatrice del tour operator Fracorosso, dall’altra Helios Jermini poteva tranquillamente giustificare le proprie difficoltà in un contesto generalizzato. Pur aggiungendo qualche “intrallazzo” poco chiaro con il club calcistico luganese, le vere ombre sul suicidio del finanziere ticinese sembrano collegarsi anche all’amicizia di Giorgio Pelossi e agli affari della fiduciaria Lagestion.
Intanto il procuratore pubblico Emanuele Stauffer, con l’aiuto di periti contabili, è al lavoro sui bilanci della fiduciaria Lagestion e sugli enigmi della vicenda.
RED




Su alcuni temi riceviamo purtroppo con frequenza messaggi contenenti insulti e incitamento all'odio e, nonostante i nostri sforzi, non riusciamo a garantire un dialogo costruttivo. Per le stesse ragioni, disattiviamo i commenti anche negli articoli dedicati a decessi, crimini, processi e incidenti.
Il confronto con i nostri lettori rimane per noi fondamentale: è una parte centrale della nostra piattaforma. Per questo ci impegniamo a mantenere aperta la discussione ogni volta che è possibile.
Dipende anche da voi: con interventi rispettosi, costruttivi e cortesi, potete contribuire a mantenere un dialogo aperto, civile e utile per tutti. Non vediamo l'ora di ritrovarvi nella prossima sezione commenti!