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BERNA

«Ci vuole una tassa su TikTok»

Lo chiede in una mozione il Consigliere nazionale del Centro Giorgio Fonio
Foto Deposit
Fonte BLICK
«Ci vuole una tassa su TikTok»
Lo chiede in una mozione il Consigliere nazionale del Centro Giorgio Fonio

BERNA - Una tassa su TikTok. La vorrebbe il consigliere nazionale del Centro Giorgio Fonio, che sul tema ha presentato una mozione.

Ne parla il Blik in un articolo dove si mette in evidenza che «nel 2024 il 91% dei giovani tra i 12 e i 19 anni ha utilizzato i social media più volte alla settimana o addirittura quotidianamente» e TikTok resta in cima alle preferenze dei giovanissimi.

Se i genitori sono preoccupati da questa dipendenza che affligge i propri figli, per le piattaforme è semplicemente business. E un business da miliardi di dollari.

«Questa situazione deve finire. I fornitori di tali piattaforme non dovrebbero più essere autorizzati a trarre profitto dai minori senza conseguenze» sostiene nella sua mozione il consigliere.

Fonio vuole incaricare il Consiglio federale di ricorrere a delle misure di legge «per ridurre i rischi sistemici posti dai grandi operatori di piattaforme digitali», obbligando i gestori di social come TikTok «a pagare un'imposta basata sui loro introiti pubblicitari, sul numero di utenti o sulla quantità di dati raccolti».

Questo perché «i provider spesso guadagnano molto denaro raccogliendo dati personali, ad esempio attraverso la pubblicità personalizzata»

Dal mercato pubblicitario svizzero, Google, Instagram e TikTok avrebbero raccolto una cifra che oscilla «tra 1,83 e 2,24 miliardi di franchi». Tuttavia, ha fatto rilevare il consigliere nazionale, «i costi sociali sotto forma di misure di protezione, prevenzione ed educazione sarebbero a carico dei privati e del settore pubblico».

Dunque, «un'imposta o un contributo finanziario da parte di queste aziende sarebbe quindi non solo giustificato, ma necessario per garantire un'equa distribuzione degli oneri».

I soldi che la Confederazione incasserebbe con questa tassa, secondo la proposta, dovrebbero confluire in un fondo che «finanzi specificamente misure per promuovere l'alfabetizzazione mediatica, misure di protezione tecnica e servizi di consulenza e supporto».

Fonio chiede a Berna di darsi una sveglia e di abbandonare una posizione un po' troppo attendista. Cosa che non fa invece l'Europa, che dal 2024 ha emanato una serie di norme che impone agli operatori di «monitorare i contenuti delle piattaforme e di intervenire contro le fake news, i contenuti illegali e la pubblicità scorretta».

La Svizzera, dopo il timido tentativo nel 2022 di mettere in cantiere «un progetto preliminare sulla regolamentazione dei social media», è rimasta per ora a guardare.

Viene fatto notare dallo stesso consigliere anche il fatto che «non sono previste misure di protezione specifiche per i bambini».








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