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UNIONE EUROPEASefcovic in Svizzera: «Sono stati due giorni per capirsi meglio»

16.03.23 - 20:38
Il vicepresidente della Commissione europea ha avuto occasione per ascoltare le preoccupazioni elvetiche e spiegare la posizione dell'UE.
keystone-sda.ch (PETER SCHNEIDER)
Fonte ats
Sefcovic in Svizzera: «Sono stati due giorni per capirsi meglio»
Il vicepresidente della Commissione europea ha avuto occasione per ascoltare le preoccupazioni elvetiche e spiegare la posizione dell'UE.

BERNA - Il vicepresidente della Commissione europea Maros Sefcovic ha concluso oggi una visita di due giorni in Svizzera. Ha colto l'occasione per ascoltare le preoccupazioni elvetiche e spiegare la posizione dell'UE. Ha inoltre fornito dettagli sul ruolo della Corte di giustizia dell'Unione europea (CGUE).

I colloqui esplorativi tra la Svizzera e l'UE hanno portato a qualche progresso, ha dichiarato stasera lo slovacco davanti ai media. C'è una migliore comprensione su una serie di questioni, ha aggiunto. Un'opinione condivisa dal Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) in un comunicato stampa pubblicato ieri dopo un incontro con il consigliere federale Ignazio Cassis.

Alcuni punti però rimangono irrisolti. «Vogliamo continuare a muoverci nella giusta direzione», ha insistito Sefcovic, convinto che con la volontà politica di entrambe le parti sia possibile andare avanti.

Andare avanti rapidamente
Anche oggi il vicepresidente della Commissione europea ha ribadito il suo desiderio di concludere i negoziati entro l'estate del 2024, prima dell'insediamento della futura Commissione, a seguito delle elezioni europee di primavera.

Per raggiungere questo obiettivo, Sefcovic è venuto ad ascoltare le preoccupazioni dei suoi interlocutori e a spiegare le questioni importanti per Bruxelles. Stamattina, durante i colloqui con le parti sociali, ha detto di aver spiegato che negli ultimi anni sono successe molte cose in Europa e che l'UE «lotta per i più alti standard sociali possibili».

Con i rappresentanti dei cantoni ha sottolineato i gesti compiuti dall'UE nei confronti della Svizzera. Ha assicurato che Bruxelles è pronta a fare «un grande passo» in campo istituzionale, accettando l'approccio «verticale» auspicato da Berna - piuttosto che cercare una soluzione generale per tutti gli accordi bilaterali.

Una sfumatura non trascurabile
Secondo Pirmin Bischof (Centro/SO), presidente della Commissione per la politica estera del Consiglio degli Stati, lo slovacco è irremovibile per quanto riguarda la risoluzione delle controversie tra Svizzera e UE e ha ricordato che la CGUE è «il giudice unico» per l'applicazione delle norme europee.

Ha però sottolineato che sono possibili «eccezioni» in alcuni settori, e non solo delle «clausole di salvaguardia». La sfumatura non è insignificante, ha osservato Bischof. Le clausole di salvaguardia sono limitate, e questo lascia presupporre che le eccezioni non lo siano. Inoltre, le eccezioni sarebbero parte integrante dell'accordo e non sarebbero sottoposte alla CGUE, ma a un tribunale arbitrale.

Questo era uno dei punti che avevano giustificato il rifiuto dell'accordo quadro istituzionale nel 2021, ha ricordato Bischof. Secondo lui, il vicepresidente della Commissione europea non ha specificato quali aree potrebbero essere interessate da queste eccezioni e lo slovacco non ha fornito ulteriori dettagli.

«Meno pericoli»
Secondo Bischof, Sefcovic ha anche fatto una precisazione sulla direttiva UE sui diritti dei cittadini europei: Bruxelles sarebbe d'accordo nel fare una distinzione tra gli europei che in Svizzera lavorano e quelli che non lo fanno.

La Commissione europea comprende che «la Svizzera non vuole l'immigrazione di cittadini europei nel suo sistema sociale». Tuttavia, Maros Sefcovic ha insistito sul fatto che gli europei dovrebbero essere trattati in modo «dignitoso», ha spiegato il senatore centrista.

Per Bischof, se il concetto di lavoro retribuito venisse inteso allo stesso modo da Berna e da Bruxelles, si tratterebbe di un chiarimento della posizione adottata finora dalla Commissione europea. «Il pericolo per la Svizzera sarebbe un po' meno grande», ha aggiunto.

In effetti, la direttiva sui diritti dei cittadini avrebbe portato a una «notevole estensione» della legislazione dell'UE. E con un'acquisizione dinamica del diritto europeo, «ci sarebbe stato un rischio di estensione» del campo di applicazione della direttiva.

Il vicepresidente della Commissione europea è arrivato in Svizzera ieri. Ha tenuto un discorso all'Università di Friburgo, prima di incontrare Cassis a Berna. Oggi ha visto i rappresentanti del Parlamento, delle parti sociali e dei Cantoni.
 
 

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COMMENTI
 

LaLussy 1 anno fa su tio
Cassis va rimosso da quella posizione perchè continuerà solo a far danni.

One72 1 anno fa su tio
La Svizzera ha una lunga storia di democrazia diretta, e l'unione europea avrebbe solo dovuto prendere esempio da essa. Ma invece è una dittatura mascherata da democrazia. Il parlamento europeo anche se eletto dai cittadini non ha nessun potere politico, ma tutte le decisioni vengono prese dalla commissione europea che non viene eletta dai cittadini ma che si autoelegge. Fanno leggi e normative che non hanno nessun senso logico o sociale. E vedendo la situazione sociale dei vari paesi europei è un disastro completo, disoccupazione criminalità ecc. Un fallimento su tutta la linea. Qualsiasi accordo istituzionale ci porterebbe alla schiavitù imposta dalla commissione europea. E la democrazia e i nostri diritti morti e sepolti.

Fogliani 1 anno fa su tio
Alla larga
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