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SAN GALLOAssolto l'ex membro dell'unità speciale bielorussa

28.09.23 - 15:39
L'uomo era accusato di aver partecipato all'esecuzione di oppositori al regime del presidente Lukashenko
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Assolto l'ex membro dell'unità speciale bielorussa
L'uomo era accusato di aver partecipato all'esecuzione di oppositori al regime del presidente Lukashenko

SAN GALLO - Un ex membro di un'unità speciale bielorussa è stato assolto oggi dal tribunale di Rorschach (SG) dall'accusa di aver partecipato nel 1999 all'esecuzione di oppositori al regime del presidente Alexander Lukashenko.

Un ex membro di un'unità speciale bielorussa è stato assolto oggi dal tribunale del distretto di Rorschach (SG) dall'accusa di aver partecipato nel 1999 all'esecuzione di oppositori al regime del presidente Alexander Lukashenko.

I giudici hanno visto troppe contraddizioni nelle testimonianze e hanno prosciolto l'imputato sia dall'accusa delle sparizioni forzate sia da quella di sviamento della giustizia. Secondo l'atto d'accusa, l'uomo ha confessato i fatti nel 2019 quando ha depositato una domanda d'asilo in Svizzera. È stato ammesso provvisoriamente e vive attualmente nel canton San Gallo.

Il Ministero pubblico chiedeva tre anni di prigione, dei quali uno da scontare, per la partecipazione dell'ex membro dell'unità bielorussa nell'assassinio di almeno tre oppositori del regime: i ministri Yuri Zakharenko e Viktor Gonchar e l'uomo d'affari Anatoly Krasovski. Due cari delle vittime e TRIAL, ong basata a Ginevra, avevano sporto denuncia. L'atto d'accusa menzionava anche un'eventuale condanna aggiuntiva di 9 mesi con la condizionale per sviamento della giustizia.

Durante il processo, l'imputato ha raccontato alla corte di aver fatto parte negli anni '90 di un'unità speciale del Ministero degli Interni in seno all'esercito bielorusso. Ha poi riferito di essere stato addestrato ad arrestare "criminali". In seguito, il cittadino bielorusso ha descritto come sono stati eseguiti gli ordini di rapire e sparare alle persone. Durante gli interrogatori, tuttavia, i giudici hanno evidenziato contraddizioni con le dichiarazioni precedenti, che l'imputato ha giustificato con errori di traduzione.

Il presidente della corte si è mostrato sorpreso per il rapido percorso di carriera che aveva reso l'imputato un soldato d'élite in pochi anni durante la sua gioventù. Lo ha anche criticato per aver inventato alcune parti della sua storia e ha ipotizzato che il cittadino bielorusso abbia inventato il suo coinvolgimento negli omicidi irrisolti degli oppositori per ottenere asilo in Svizzera.

Dato che i resoconti mostrano che i rapimenti e gli omicidi sono stati commessi senza una preparazione preliminare effettiva, il giudice ha messo in dubbio la professionalità della cosiddetta unità d'élite coinvolta. Durante il processo l'uomo è stato poi interrogato in relazione a una condanna e la conseguente pena detentiva di diversi anni in Bielorussia, circa vent'anni fa, per coercizione. «Lei non è stato solo un "super agente", ma anche un criminale comune», lo ha rimproverato il giudice.

Il processo costituiva una prima per svariate ragioni. Mai un bielorusso è stato giudicato per sparizione forzata in applicazione del principio della competenza universale e mai tale reato è stato perseguito in Svizzera con questo approccio. La procura sangallese si basa su un articolo del codice penale, esistente dal 2017, che consente di accusare qualcuno di questo crimine se compiuto su mandato di uno Stato o di un'organizzazione politica, anche se l'atto è stato commesso all'estero.

«Con questo primo processo a un presunto membro dello squadrone di Lukashenko lanciamo un segnale forte. La giustizia per i crimini internazionali può essere fatta e sarà fatta, indipendentemente dai confini dello Stato o dal tempo trascorso da quando essi sono stati commessi», aveva dichiarato l'avvocato del centro per i diritti umani Viasna.

«Questo caso segna un passo decisivo nella lotta contro l'impunità per i crimini commessi in Bielorussia», aveva dal canto suo affermato Severin Walz, un legale che rappresenta le famiglie delle vittime. «Questo processo sarà storico. Aprirà la strada affinché la giurisdizione universale diventi una realtà concreta», aveva a sua volta dichiarato Vony Rambolamanana, consulente legale di TRIAL. «Il perseguimento di tali crimini in Svizzera servirà da esempio in tutto il mondo».

Ma alla fine il dibattimento si è concluso con un nulla di fatto e l'assoluzione dell'imputato da tutti i capi di accusa.

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COMMENTI
 
Marking 2 mesi fa su tio
Te pareva.....!!!!!!
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