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«Siamo stati scortati all'aeroporto mentre cadevano le bombe»

SUDAN«Siamo stati scortati all'aeroporto mentre cadevano le bombe»

25.04.23 - 06:56
La missione di rimpatrio dal Sudan del personale diplomatico svizzero è andata a buon fine. Il racconto dell’ambasciatore Christian Winter.
Keystone
«Siamo stati scortati all'aeroporto mentre cadevano le bombe»
La missione di rimpatrio dal Sudan del personale diplomatico svizzero è andata a buon fine. Il racconto dell’ambasciatore Christian Winter.

BERNA - I dipendenti dell'ambasciata di Khartum, in Sudan, sono tornati in Svizzera. Il gruppo è atterrato questa mattina poco dopo le 6, a Berna-Belp e sono stati ricevuti personalmente dal capo del Dipartimento federale degli affari esteri Ignazio Cassis. Tutto il personale dell'ambasciata è al sicuro e la maggior parte si trova in Svizzera, ha dichiarato Cassis durante una conferenza stampa allo scalo. 

Il rimpatrio del personale diplomatico - Il jet del Consiglio federale ha riportato i cittadini svizzeri da Gibuti. In conferenza stampa, Cassis e l'ambasciatore in Sudan, Christian Winter, hanno fornito i dettagli dell'operazione. Il personale diplomatico e le loro famiglie, dieci persone in tutto, erano stati evacuati nello Gibuti domenica con l'aiuto della Francia. Altre due persone sono state evacuate in Etiopia dal Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR), aveva reso noto il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).

«Un grande lavoro che è stato coordinato da Berna», ha spiegato Cassis. Un'operazione non facile in un contesto molto complicato. «La situazione rimane delicata. Il personale locale è rimasto in Sudan, si tratta di circa 45 persone. Siamo comunque sempre in contatto con loro». 

«Siamo stati fortunati» - L'ambasciatore Winter si è soffermato sulle difficoltà che hanno contraddistinto le ultime settimane. «La rete mobile non funzionava. L'unico modo per comunicare era attraverso walkie-talkie o telefono satellitare». L'ambasciatore ha raccontato che i saccheggi sono progressivamente aumentati nella capitale, ma che il personale diplomatico è stato risparmiato. «Siamo stati fortunati».

L'aiuto francese - Le festività del Ramadan non hanno impedito ai guerriglieri di combattere. Un aspetto che ha sorpreso sia l’ambasciatore svizzero che la popolazione locale. L'evacuazione invece è stata possibile grazie alla cooperazione con le autorità francesi. «Abbiamo raggiunto l'ambasciata francese in autobus scortati dai militari, mentre cadevano le bombe. Siamo rimasti a lungo in un hangar di un aeroporto militare prima di poter partire per Gibuti». Il convoglio svizzero è stato scortato prima dai paramilitari delle Rfs (Forze di supporto rapido) e poi da un carro armato militare fino a una base aerea. È stato un viaggio difficile con molti controlli, ha affermato Winter.

Ancora un centinaio di cittadini svizzeri in Sudan - Cassis ha spiegato in seguito la situazione degli ultimi svizzeri rimasti ancora in Sudan. «Si tratta di un centinaio di cittadini, molti dei quali con la doppia cittadinanza. Siamo in contatto con loro, ma proprio questo aspetto complica il rimpatrio». Questi ultimi non possono essere evacuati perché avrebbero bisogno di un permesso di uscita, impossibile da ottenere a causa dell'assenza di governo nel paese. «Una trentina di persone ha già chiesto di essere evacuati. La situazione evolve di ora in ora. Appena ci sarà una finestra renderemo possibile il rientro. Stiamo collaborando con la Svezia per ulteriori voli di rimpatrio». 

L'urgenza di un armistizio - «Il primo obiettivo è far tacere le armi. Faremo tutto il necessario affinché sia possibile arrivare rapidamente a un armistizio. Una seconda preoccupazione è per il personale locale. La terza invece è, appena la situazione si normalizza, di tornare a prendere possesso dei nostri edifici e riprendere il nostro lavoro sul posto», ha concluso Cassis.

La Confederazione ha chiuso l'ambasciata domenica per motivi di sicurezza. Come altre sedi diplomatiche, la rappresentanza svizzera si trovava al centro dei combattimenti. La residenza dell'ambasciatore è rimasta danneggiata.

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COMMENTI
 

sctaquet 1 anno fa su tio
Se stavano a casa propria , il problema non sussisteva .

Tao2023 1 anno fa su tio
Risposta a sctaquet
Lo sai come è il lavoro dei dipendenti di una rappresentanza diplomatica ? prima di criticare informati.

Tao2023 1 anno fa su tio
Sempre a criticare tutto e tutti, esiste la convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche e consolari; si chiama "ABC della diplomazia" trattato di 40 pagine dal DFAE, ....eda.admin.ch

Dannn 1 anno fa su tio
Dunque la Svizzera non ha bisogno dell'Europa. Povero Consiglio federale.

Lux Von Alchemy 1 anno fa su tio
Mi viene naturale chiedere: ma perché, a quale fine, una costosa Ambasciata Svizzera in Sudan (??) con personale di qualche dozzina di unità per 100 Svizzeri residenti di cui molti con doppia nazionalità? Ha senso un Ambasciata in Italia, Francia, Germania, Usa.. ma in Sudan?

Heinz 1 anno fa su tio
Risposta a Lux Von Alchemy
È il terzo paese africano e uno tra i piu importanti dal punto di vista delle risorse naturali... poi ci sono notevoli capitali da riciclare 🤣🤣🤣

Lore Cairo 1 anno fa su tio
Risposta a Lux Von Alchemy
Forse conviene imparare a leggere. "Ancora un centinaio di cittadini svizzeri in Sudan". Ancora. È evidente che già molte persone abbiano lasciato il paese. Tra l'altro, non credo proprio che per un paese come il nostro sia un grande costo pagare 45 persone locali (quindi con stipendi locali), meno di 10 svizzeri, l'ambasciata e simili.
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