I soldi non sono tutto, anche nei Paesi ricchi i bambini stanno sempre peggio

E la Svizzera non fa eccezione. Da una parte c'entra il Covid dall'altra però anche i genitori hanno le loro responsabilità. Il grido d'allarme di Unicef.
LUGANO - Meno bravi a scuola, dalla salute mentale traballante, a rischio sovrappeso e meno soddisfatti della loro vita.
È questo il preoccupante ritratto, realizzato da Unicef, di giovani e giovanissimi che vivono nei Paesi ad alto reddito. E la Svizzera non fa eccezione con «peggioramenti significativi» in alcuni degli ambiti presi in analisi.
Vero e proprio “momento di rottura” a livello globale è stato il biennio pandemico che - soprattutto a causa delle chiusure delle scuole - ha portato strascichi pesanti a tutti i bimbi di età scolare.
Si stima che, per quanto riguarda le competenze, «i bambini siano in media indietro di sette mesi fino a un anno rispetto al livello di apprendimento atteso». Le difficoltà più evidenti vengono riscontrati nella lettura e nella matematica.
Al vaglio della fine del percorso scolastico obbligatorio «circa 8 milioni di quindicenni nei 43 Paesi – circa la metà di questa fascia d'età – non possiedono competenze sufficienti in lettura e matematica, ovvero non sono in grado di comprendere un testo semplice». Un tasso in aumento che si aggrava ancora di più nei Paesi con sistemi scolastici meno preformanti, come Bulgaria, Messico, Colombia e Costa Rica.
«Preoccupante», secondo lo studio di Unicef è anche lo della salute mentale: in 15 dei 26 Paesi esaminati, la soddisfazione di vita degli adolescenti è diminuita in maniera netta.
Questo è vero anche nella ricca Svizzera, con un calo del 4% della soddisfazione (dall'82% al 78%). Va detto che la Confederazione si trova in nelle parti alte della classifica stilata dal rapporto (sesta posizione).
Malgrado ciò, oltre alla sopracitata soddisfazione esistenziale, emerge un altra criticità: quella legata al fatto che «circa un bambino su quattro intervistato riferisce che i genitori si prendono meno di una o due volte a settimana del tempo per parlare con loro. Una comunicazione familiare irregolare può influire negativamente sul benessere emotivo di bambini e adolescenti», conferma UNICEF.
Altra problematica riguarda la salute fisica: «nella fascia d'età tra i 5 e i 19 anni, il 22% è considerato in sovrappeso. Sebbene questa percentuale sia leggermente diminuita e sia inferiore alla media di altri Paesi benestanti, rimane comunque elevata», ribadisce il rapporto.
L'invito ai governi è quello di un intervento su più livelli: rafforzando l'istruzione in maniera mirata (con un occhio attento ai contesti più svantaggiati), promuovere la salute mentale, garantire una nutrizione sana e coinvolgere i bambini, «prendendo sul serio le loro opinioni, includere il loro punto di vista e sviluppare insieme a loro soluzioni per il loro benessere e una crescita positiva».
Solo in questo modo sarà possibile garantire «una buona crescita e prospettive future solide», conclude UNICEF, «le conseguenze della pandemia mettono a rischio i progressi faticosamente raggiunti nel benessere dell’infanzia nei Paesi benestanti e rendono i bambini e le bambine sempre più vulnerabili di fronte a crisi globali come il cambiamento climatico».