Si è finto un tecnico e-banking e ha sottratto 5 milioni: andrà in galera

Il Tribunale penale federale ha condannato un franco-israeliano a 4 anni di detenzione per appropriazione indebita.
BELLINZONA - Il Tribunale penale federale (TPF) ha condannato un franco-israeliano a 4 anni di detenzione per il suo coinvolgimento nell'appropriazione indebita di oltre 5 milioni di franchi a scapito di diverse società svizzere. Operava con metodi di ingegneria sociale, fingendosi specialista informatico responsabile dell'e-banking di un istituto finanziario.
La Corte penale ha pure ordinato nei confronti dell'uomo l'espulsione dalla Svizzera per cinque anni, si legge in una nota odierna del TPF. Dovrà inoltre rimborsare più di 1,5 milioni di franchi a diverse società danneggiate.
Il tribunale ha accertato che tra dicembre 2016 e luglio 2018 l'uomo, membro di un gruppo con sede in Israele attivo nell'ingegneria sociale, ha contattato telefonicamente numerose aziende in Svizzera facendosi passare per un collaboratore della loro banca.
Con il falso pretesto di una modifica del sistema di e-banking, ha convinto alcuni responsabili dei pagamenti a consentirgli di accedere ai loro computer a loro insaputa, utilizzando un software di controllo remoto.
Ha poi consentito a diversi altri membri del suo gruppo, che non sono stati identificati, di aprire sessioni di e-banking sui conti delle aziende prese di mira. Questo ha permesso loro di ordinare il trasferimento di ingenti somme di denaro verso relazioni bancarie sotto il loro controllo in Svizzera e all'estero.
In totale sono stati sottratti oltre 5 milioni di franchi dai conti delle società colpite. A ciò si aggiungono tentativi di sottrarre circa 4 milioni di franchi. Il franco-israeliano è stato riconosciuto colpevole di abuso di un impianto per l'elaborazione di dati.
In un comunicato, il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) ha accolto con favore la sentenza nel settore della criminalità informatica, una delle sue priorità strategiche. «Il TPF lancia un segnale forte ai criminali informatici, dimostrando che la giustizia può raggiungerli anche quando agiscono dall'estero», ha sottolineato la Procura federale.